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Home Vari I sintomi della presunzione – Una pandemia di settemila anni
San Bernardo predica la Seconda Crociata a Vézelay, di Émile Signol - Palazzo di
Versailles (Francia) - Foto: Riproduzione
 * RAV220 - Settembre 2021
 * Vari


I SINTOMI DELLA PRESUNZIONE – UNA PANDEMIA DI SETTEMILA ANNI

Di
Thiago Resende Barbosa
-
0


ESSENDO L’UOMO COMPOSTO DA CORPO E ANIMA, PIÙ NOCIVI DEI MALI CHE COLPISCONO IL
CORPO SONO QUELLI CHE RIGUARDANO L’ANIMA. CON QUANTA FREQUENZA CI DIMENTICHIAMO
DI QUESTA REALTÀ!

 

Da quasi due anni l’umanità è afflitta da un nuovo virus. Di conseguenza, la
preoccupazione per la salute è estremamente comune ai nostri giorni, al punto
che molti cercano di informarsi sulle più recenti malattie, così come sui mezzi
di prevenzione.

Tuttavia, non sono rare le volte in cui dimentichiamo che molto più nocivi dei
mali che colpiscono il corpo sono quelli che riguardano l’anima, perché mentre i
primi possono portarci alla morte temporale, gli altri ci conducono alla
perdizione eterna.

UNA MALATTIA MILLENARIA

Dopo la caduta dei nostri progenitori – che molti considerano avvenuta circa
settemila anni fa – l’uomo restò seriamente compromesso nella sua integrità, sia
fisica che spirituale. Infatti, la sregolatezza delle passioni e l’inclinazione
al male, ora presenti in tutti gli abitanti di questa valle di lacrime, non
esistevano nell’anima di Adamo ed Eva prima del peccato originale.

A partire da allora, una malattia, molte volte dimenticata, cominciò ad
affliggere l’umanità: la presunzione o pretensione. Per gravità e ampiezza, essa
può essere considerata come una vera pandemia… spirituale.

COS’È LA PRETENSIONE?

Allegoria della vanità, di Pietro Candido

In senso lato, la pretensione è “l’atto o l’effetto di pretendere”.   Possiamo
però distinguerla in due generi differenti.

In primo luogo, c’è un’accezione positiva, cioè l’atteggiamento legittimo di un
uomo che, misurate le sue qualità, aspira a un fine a lui proporzionato e
impiega i mezzi adeguati a questo fine.

Così, uno studente di medicina ha, per esempio, il diritto di pretendere di
realizzarsi in questa professione e di diventare un medico esperto e di
successo.

Nella maggior parte dei casi, invece, questo termine è impiegato in senso
negativo e persino peggiorativo, si parla allora di presunzione. Perché?

IL VIZIO DELLA PRESUNZIONE

Contrariamente a quanto potrebbe sembrare ad alcuni, il vizio della presunzione
non è vincolato alla prosperità economica. Il ricco non è necessariamente
presuntuoso e per essere presuntuosi non è necessario essere ricchi… Un esempio
lo troviamo in San Lazzaro, l’amico del Signore, del quale la tradizione dice
che era un uomo che possedeva molti beni.

Non va nemmeno confuso con il desiderio di perfezione e di grandezza, sempre che
queste siano conformi alla realtà.

La radice della presunzione si trova nell’orgoglio, frutto della sregolatezza
interiore dell’uomo, per il quale spesso i desideri tendono verso obiettivi che
non gli spettano o che non sono alla sua portata. In virtù di ciò, egli comincia
a vivere una realtà immaginaria con la quale cerca di illudere se stesso o gli
altri. Questo è il presuntuoso, nel senso più forte del termine.

Ci sono anche casi in cui il presuntuoso possiede di fatto certe abilità o doti,
ma le esagera fino ad eccessi che travalicano la realtà, e comincia a desiderare
ardentemente una realizzazione che non gli spetta.

Allora, come desiderare di essere grandi senza cadere in queste esagerazioni?

MAGNANIMITÀ, UMILTÀ E PRESUNZIONE

Nel trattare la fortezza, San Tommaso d’Aquino enumera la magnanimità come una
delle sue virtù annesse. Quest’ultima è proprio quella che stabilisce “la misura
della ragione nei grandi onori”,1 ossia, permette all’uomo di desiderare cose
ammirevoli senza però cadere nel vizio della presunzione o in quello della
pusillanimità.

San Bernardo predica la Seconda Crociata a Vézelay, di Émile Signol – Palazzo di
Versailles (Francia)

Infatti, si pecca per esagerazione e per difetto. La presunzione è la deviazione
per eccesso,2 mentre la pusillanimità lo è per mancanza, perché “come la
presunzione porta una persona a eccedere la misura della propria capacità
mirando a cose troppo grandi, così anche il pusillanime non raggiunge la misura
della propria capacità quando rifiuta di tendere a cose a lui proporzionate”.3

Pertanto, l’atteggiamento umile e senza pretese non consiste nel rifiutare ogni
aspirazione, ma nel desiderare ciò che è dovuto, secondo la volontà di Dio.

Mosaico della predicazione di San Paolo a Berea, Veria (Grecia)

In questo senso, la vita dei Santi ci fornisce una lezione continua. Dopo tutto,
come negare che figure come San Paolo, San Bernardo, Santa Teresa e tante altre
abbiano aspirato con successo a grandi obiettivi? Eppure, ciò che rendeva le
loro opere non solamente lecite, ma anche piene di merito, è che le compivano
per la maggior gloria di Dio, senza alcun desiderio di realizzazione personale.
Ecco il termometro della presunzione.

Così, se ambisco allo sfarzo per me, senza dubbio la febbre della presunzione ha
cominciato a provocare dentro di me i suoi deliri. Tuttavia, se aspiro a
realizzazioni – anche smisuratamente grandi – per la gloria di Dio, non sarà la
febbre, ma il fuoco dell’amore divino ad infiammare la mia anima.

Primo miracolo realizzato da Santa Teresa di Gesù, che resuscita suo nipote, di
Luis de Madrazo – Museo del Prado, Madrid

Ora, come riconoscere se ciò che mi spinge a fare qualcosa è la carità o il mio
amor proprio? Come faccio a sapere se mi comporto in maniera presuntuosa o no?

I SINTOMI DELLA PRESUNZIONE

Nelle malattie naturali, la percezione dei sintomi può fornirci una nozione
molto precisa dei mali che affliggono il corpo. Nelle malattie soprannaturali,
questo è ugualmente di grande importanza per noi.

Sulla base della sua esperienza nella direzione delle anime, il Dott. Plinio
Corrêa de Oliveira “diagnosticò”, in una conferenza tenuta nell’anno 1969,4
alcuni “sintomi” della presunzione, al fine di facilitare ai suoi seguaci il
discernimento sull’esistenza di questo vizio in se stessi.

Sebbene possano verificarsi altri sintomi non catalogati qui, o alcuni di essi
possano essere riconosciuti in più di una malattia soprannaturale, verificarli
tutti potrà dare al lettore una nozione chiara del grado di sviluppo della
“patologia”.

L’AGITAZIONE

“L’agitazione non è prodotta solamente dalla presunzione, ma quest’ultima
produce sempre la prima”, spiega il Dott. Plinio.

Quando una persona ha il suddetto vizio, cerca di imporre un’idea elevata di se
stessa a sé o agli altri. E come conseguenza di questo sforzo di fare una buona
impressione, diventa tesa e agitata.

Immaginiamo, per esempio, un oratore che prima di tenere una conferenza cominci
a sentire una strana ansia. Non sarà essa il frutto di una certa vanità
nascosta, che anela a realizzarsi in una gloria infondata? È il caso di
chiederselo…

Al contrario, l’anima senza pretese sa misurarsi: è quello che è, con le sue
qualità e i suoi limiti, e in questo senso “non si vergogna, non si agita”. Un
tale atteggiamento interiore genera un’enorme stabilità.

L’INQUIETUDINE

Il secondo sintomo è l’inquietudine.

Qualcuno potrebbe obiettare: non è la stessa cosa dell’agitazione? No. Se un
uomo vince una grande fortuna alla lotteria, senza dubbio può agitarsi. Ne sarà
molto contento, giungendo forse a perdere il controllo delle sue prime reazioni
dopo aver ricevuto la notizia. Qualcuno dirà per caso che è inquieto? Il Dott.
Plinio pensa di no, perché l’inquietudine è sempre prodotta da qualche paura.

Siccome il presuntuoso teme di non riuscire a raggiungere i suoi obiettivi o di
non inscenare bene la sua pseudo-realtà, si affligge di fronte a un compito così
difficile. Inoltre, poiché non è mai soddisfatto della gloria ricevuta, anche se
ottiene un certo risultato, desidererà presto ottenerne il doppio. Poiché, però,
percepisce istintivamente che c’è un grande rischio di non raggiungerlo, si
inquieta.

In sintesi, mentre l’agitazione deriva dal desiderio di apparire più di quello
che si è, l’inquietudine sorge quando quest’obiettivo sembra molto difficile da
raggiungere, rendendo imminente l’insuccesso.

D’altra parte, l’anima che non ha pretese sperimenta dentro di sé una grande
serenità, perché sa che ogni essere umano è contingente per natura e che, senza
l’ausilio divino, le sue opere non risulteranno mai così perfette come vorrebbe.
Di conseguenza, fa tutto ciò che è alla sua portata, ma senza afflizione. Ciò
che non è possibile per lei, lo sarà per il suo Signore perché, dopo tutto, “a
Dio tutto è possibile” (Mt 19, 26).

L’IRRITABILITÀ

Il terzo sintomo della presunzione è l’irritabilità.

Allo stesso modo in cui la persona presuntuosa si inquieta di fronte alla
possibilità che non si conceda il debito valore alla sua falsa immagine, quando
si rende conto che i suoi progetti di realizzazione sono stati offuscati,
seppure leggermente, è propensa a irritarsi dinanzi a questo fallimento.

Immaginiamo una persona che si ritenga di una bellezza che non corrisponde alla
realtà. Quando sente una critica sul suo aspetto, si irrita profondamente con
l’interlocutore poco delicato.

Pensiamo, ancora, a qualcuno che si consideri il miglior atleta della sua città.
Se un altro sportivo viene lodato in sua presenza, si irriterà facilmente. Il
Dott. Plinio immagina, non senza una certa giocosità, cosa passerebbe per la
mente di uno così: “Come possono elogiarlo davanti a me, che sono la stella e la
fenice degli atleti? Come osano lodare costui, che non è che una goccia d’acqua
vicino al mare che sono io?”.

Perché quest’irritazione? Nella sua anima la febbre della presunzione tende a
provocare deliri di collera.

Se, al contrario, mormora dentro di lui la dolce brezza della modestia, saprà
non irritarsi davanti agli oltraggi, che saranno sempre inferiori a quelli
subiti ingiustamente dal Redentore nella sua Passione. Perciò, a somiglianza del
Divin Maestro, il discepolo fedele diventa “mite e umile di cuore” (Mt 11, 29).
Egli è affabile.

LA DIFFIDENZA

“La persona che nasconde qualcosa è sempre sospettosa”, osserva il Dott. Plinio.
Il presuntuoso nasconde la sua mancanza di valore; così, poiché teme che gli
altri percepiscano la sua farsa, diffida di tutto e di tutti.

Il Dott. Plinio negli anni ‘70

Somiglia a un uomo che, per difetto di nascita, ha un solo orecchio e che per
rimediare a tale situazione, se ne è fatto confezionare uno di silicone così ben
fatto da avvicinarsi molto a quello naturale. Eppure, basta che qualcuno lo
fissi più a lungo perché lui cominci a sospettare ipso facto che gli stia
guardando l’orecchio finto. Lo stesso accade con chi crea per sé la maschera
della presunzione.

Invece, chi vive senza questa maschera cessa di essere continuamente preoccupato
per se stesso e, in modo perspicace, impara ad analizzare tutto con distanza,
freddezza, tranquillità e senza soprassalti.

IL “TIFO”

Il quinto sintomo è il “tifo”.

Il presuntuoso vuole vincere e, nel suo “stadio interiore”, fa continuamente il
tifo per la vittoria. In questo suo tifare, non si accontenta dei risultati
ottenuti, ma vuole sempre aumentare la sua gloria e il suo prestigio: vorrebbe
vederli raddoppiati, triplicati… all’infinito.

Immaginiamo una persona a cui piace, per esempio, essere considerata come
qualcuno dalla conversazione interessante. Supponiamo che, con uno sforzo
immane, ripetendo cose che ha sentito da altri e imitando terzi – una porzione
di “orecchie di silicone” – riesca a raggiungere un risultato di gran lunga
superiore a quello suo naturale. Non si accontenterà e vorrà presto ottenere
molto di più! Risultato: vivrà in uno stato permanente di “tifo”.

In ogni caso, nessuno sarà migliore o peggiore per aver “tifato” con maggiore o
minore intensità. Si tratta più di un sentimento irrazionale che di un mezzo
logico per raggiungere un fine.

Al contrario, chi si fida e ha fede, arriverà a spostare le montagne (cfr. Mt
17, 20). In sintesi, la persona senza pretese non “tifa”; prega.

LA SOLUZIONE

Questi sono i sintomi più rilevanti della presunzione e, di conseguenza, della
mancanza di presunzione. Il loro elenco non è fatto in ordine cronologico, forse
perché questa malattia varia molto da paziente a paziente.

Inoltre, quasi sempre un sintomo sarà accompagnato da un altro, così che
nell’ordine pratico sono difficilmente separabili.

In ogni caso, se il lettore ne trova qualcuno nella sua anima, non si disperi.
Piuttosto, accresca la sua fiducia in Colui che non è venuto “a chiamare i
giusti, ma i peccatori” (Mt 9, 13) e Gli chieda, per intercessione della Sua
Santissima Madre, di liberarlo da questa infermità, sicuro che, non importa
quanto tempo ci vorrà, un giorno la guarigione arriverà! ◊

 

NOTE

--------------------------------------------------------------------------------

1 SAN TOMMASO D’AQUINO. SUMMA THEOLOGICA. II-II, Q.129, A.3.

2 CFR. IDEM, Q.130, A.2.

3 IDEM, Q.133, A.1.

4 CFR. CORRÊA DE OLIVEIRA, PLINIO. CONFERENZA. SAN PAOLO, 11 MARZO 1969.

 

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