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DIETA CHETOGENICA: COS’È, COME FARLA, QUANDO È MEGLIO EVITARE

Dr. Roberto Gindro
Ultima modifica 23.03.2023

 * Cos’è una dieta chetogenica
 * Quali alimenti sono permessi?
 * Quali alimenti sono vietati?
 * Utilizzo della dieta chetogenica a scopo medico
 * Con la dieta chetogenica si perde peso?
 * Quanto deve durare la dieta chetogenica?
 * Svantaggi
 * Rischi ed effetti indesiderati
   * Euforia
 * Controindicazioni
 * Le diete chetogeniche migliorano la salute?
 * Quali sono le domande a cui non abbiamo risposta
 * Esempio di menù: cosa mangiare?
   * Colazione chetogenica
 * I grassi sono meglio dei carboidrati?
 * Fonti e bibliografia


COS’È UNA DIETA CHETOGENICA

Nei precedenti articoli della serie abbiamo introdotto tutti gli strumenti
necessari a comprendere gli aspetti peculiari di una dieta chetogenica, che
possiamo superficialmente definire come




> Una dieta ricca di grassi e estremamente restrittiva per quanto riguarda i
> carboidrati (fonte: Jama).

Una dieta chetogenica limita l’assunzione di carboidrati a meno di 25-50 grammi
al giorno, con l’obiettivo di indurre i tessuti che ne sono in grado ad
utilizzare grassi e chetoni come carburante privilegiato; tendenzialmente
durante una dieta chetogenica si raccomanda un apporto calorico che derivi da
(tra parentesi il valore suggerito dalle linee guida per una sana alimentazione
a titolo di confronto)

 * 5% (45-60%) carboidrati
 * 20% (10-12%) proteine
 * 75% (20-35%) grassi.

In alcuni casi si perseguono regimi meno aggressivi in termini di rapporto
grassi/proteine, ad esempio 60%-35%, ma il comune denominatore è sempre per
definizione un apporto di carboidrati tanto ridotto da costringere l’organismo
ad entrare in uno stato di chetosi fisiologica.

Rispetto ad altre diete molto note di questo periodo (Paleo, Dukan, …), la dieta
chetogenica si distingue spesso per un contenuto di grassi eccezionalmente alto,
che può raggiungere anche il 70%-80%, con solo un moderato apporto di proteine,
semplicemente perché un eccesso di proteine può rendere più complicato entrare
in chetosi, in quanto alcuni aminoacidi possono essere convertiti in glucosio.

A scanso di equivoci è bene chiarire che una dieta chetogenica prevede
necessariamente l’entrata in chetosi, quindi NON è sinonimo di:

 * dieta iperproteica
 * dieta low-carb (di cui ne rappresenta invece una tipologia estrema).


QUALI ALIMENTI SONO PERMESSI?

Shutterstock/Nina Firsova

Per ottenere e mantenere uno stato di chetosi è opportuno optare per alimenti
estremamente poveri di carboidrati e ricchi di grassi, macronutriente a cui
viene dato particolare risalto; in questo senso via libera quindi a

 * alcune forme di grassi animali (strutto, burro, formaggi stagionati, yogurt
   greco, …)
 * la maggior parte degli oli vegetali (oliva, palma, cocco),
 * alimenti grassi in genere, come avocado, frutta secca a guscio (noci, noci di
   macadamia, mandorle, noci pecan)
 * semi (girasole, zucca, sesamo, canapa, lino)

Le proteine rimangono moderate; idealmente sarebbe opportuno optare per tagli di
manzo possibilmente nutrito a fieno (e non a cereali) e pollame ruspante,
entrambe condizioni di allevamento che garantiscono quantità superiori di grassi
omega-3 (oltre ad un maggior benessere animale); poi ovviamente libertà verso
altre carni (ad esempio maiale, cavallo, … ma spesso non si dà il giusto peso
alle frattaglie) e sicuramente il pesce, possibilmente selvatico, uova e tofu,
un derivato della soia.

La maggior parte delle verdure non amidacee sono incluse, come ad esempio
verdure a foglia (cavolo, bietole, cavolo cappuccio, spinaci, cavolo cinese,
lattuga), altre brassicacee come cavolfiori, broccoli, cavolini di Bruxelles, e
poi asparagi, peperoni, cipolle, aglio, funghi, cetrioli, sedano e zucchini.
Serve limitare carote e pomodori, che portano con sé una quota di carboidrati
bassa in assoluto, ma non trascurabile.

Relativamente alla frutta vengono permesse piccole porzioni di frutti di bosco,
mentre altri frutti non particolarmente ricchi di carboidrati possono essere
inseriti in piccolissime quantità e con l’attenzione costante a non superare il
limite giornaliero consentito (pesca, anguria, …).

Nessun problema con il cacao amaro, ma che sia almeno al 90%, e poi certamente
bevande come caffè e tè non zuccherati.

È piuttosto comune trovare oggi in commercio preparazioni industriali messe a
punto per consentirne il consumo in diete low-carb o addirittura chetogeniche,
ma purtroppo in molti casi si tratta di alimenti ultra-trasformati ricchi di
additivi che invece andrebbero limitati in una più ampia ottica di promozione
della salute.


QUALI ALIMENTI SONO VIETATI?

Sono esclusi dalla dieta tutti i cibi che rappresentino una fonte sostanziale di
carboidrati, ad esempio:

 * Tutti i cereali, a prescindere dal fatto che siano integrali o raffinati, ivi
   compresi i farinacei in genere e tutti gli alimenti con zuccheri (aggiunti e
   naturali);
 * Legumi, comprese le arachidi che sì, sono legumi;
 * Verdure amidacee come patate, mais e zucche invernali;
 * Frutta, salvo eccezioni viste prima o quantità davvero moderate (quanto ha
   senso mangiare una fetta di mela?).

Sebbene alcuni programmi consentano il consumo di piccole quantità di
superalcolici o vini e birre a basso contenuto di carboidrati, nella maggior
parte dei casi sono fortemente limitati. Sicuramente esclusi cocktail che
contengano fonti di zucchero, che siano sciroppi o bibite energetiche.

I latticini si valutano caso per caso, tenendo conto che alcuni di essi possono
essere fonti significative di carboidrati (in forma di lattosio), come ad
esempio gelato e latte intero.


UTILIZZO DELLA DIETA CHETOGENICA A SCOPO MEDICO

Le diete chetogeniche vennero introdotte negli anni ’20 del secolo scorso come
tentativo di cura per il diabete, prima della scoperta dell’insulina, che se ci
pensi è almeno in parte ragionevole, abbattere l’apporto di carboidrati
alimentari per ridurre la quantità di zucchero in circolo (glicemia). Le
evidenze di efficacia sono buone, tanto che alcuni endocrinologi ricorrono
ancora oggi a questo approccio (anche in caso di pre-diabete), sebbene siano
stati usati con successo anche altri regimi meno restrittivi e più focalizzati
alla scelta dei carboidrati (escludendo quelli semplici e quelli raffinati) più
che eliminarli, ovviamente nel contesto di una dieta sana (povera di grassi
animali) e tipicamente ipocalorica (ovvero mirata anche alla perdita di peso).



Più sorprendente è invece la prescrizione di questa dieta per il trattamento di
forme di epilessia infantile che non rispondano ai tradizionali farmaci, un
approccio in certi casi usato ancora oggi da medici di grande reputazione e
spessore, come gli specialisti delle cliniche John Hokpins.

Al di là di questi due approcci specialistici, l’obiettivo più spesso perseguito
è invece ovviamente il dimagrimento in senso lato, ma ne parleremo più
approfonditamente a breve, mentre sono in corso sperimentazioni volte a sondarne
l’efficacia su altre condizioni, come tumori, demenza e morbo di Parkinson, ma
per ora non disponiamo di conclusioni definitive.


CON LA DIETA CHETOGENICA SI PERDE PESO?

L’unico aspetto su cui tutti i ricercatori concordano, sulla base della
letteratura disponibile, è proprio il dimagrimento; con la dieta chetogenica si
perde peso e lo si perde velocemente, più velocemente di altri approcci, ma è
importante ricordare che la differenza si limita al breve termine, perché invece
sul lungo periodo non si rilevano vantaggi in termini di “quanto peso si perde”
rispetto ad altri regimi dietetici, anche più equilibrati.

Uno dei vantaggi principali consiste inoltre in una naturale riduzione
dell’appetito, in parte grazie all’effetto saziante di lunga durata di
grassi/proteine ed in parte anche per la limitazione degli alimenti disponibili,
che rende per questo meno vivace ed interessante il momento del pasto,
nonostante in alcuni pazienti non venga addirittura imposto alcun limite
calorico (nel contesto degli alimenti permessi, si può mangiare quanto si
vuole).

Vale la pena notare, e lo fa come sempre in modo puntuale Biasci sul suo libro
Project Nutrition, che in realtà quando andiamo a confrontare una dieta
chetogenica con una più equilibrata, a parità di calorie, la perdita di peso è
paragonabile, fatta salva la quota di liquidi che viene persa nei primi giorni;
a cambiare sembra quindi essere la facilità con cui molti soggetti riescono a
perdere peso con questo approccio, probabilmente a fattori quali:

 * riduzione dell’efficienza energetica (i corpi chetonici consentono di
   recuperare solo una parte dell’energia accumulata nei grassi), ma soprattutto
 * aumentato senso di sazietà,
 * riduzione spontanea dell’introito calorico, per effetto della severa
   limitazione nella scelta degli alimenti,
 * grande incentivo psicologico legato alla rapida perdita dei primi chili,
   legati tuttavia ai liquidi.


QUANTO DEVE DURARE LA DIETA CHETOGENICA?

Secondo la quasi totalità degli autori l’approccio chetogenico va inteso come
regime alimentare limitato nel tempo; come abbiamo scritto nel precedente
articolo sulla chetosi un arco temporale inferiore alle 3 settimane non consente
nemmeno l’instaurarsi di un completo adattamento, ma in genere non si va oltre
qualche mese, ovvero quelli necessari a raggiungere gli obiettivi di peso
prefissati.

In altre parole, per la maggior parte dei casi la dieta chetogenica non è
ritenuta adatta a diventare un modello alimentare a lungo termine, ma solo uno
degli strumenti a nostra disposizione per perdere peso.


SVANTAGGI

In alimentazione sono pochi, ammesso che ci siano, gli argomenti più divisivi
della dieta chetogenica; prendendo in considerazione le più prestigiose società
scientifiche internazionali (ad esempio la MayoClinic e Harvard) e le
indicazioni nazionali non individuano in questo approccio una reale opportunità,
se non per specifiche nicchie di popolazione.

È pericolosa? Sicuramente no sul breve termine, non lo sappiamo con certezza sul
lungo termine, ma d’altra parte non sembra essere la scelta ideale da adottare
come stile di vita, come regime alimentare da mantenere nel tempo, non fosse
altro che per il fatto che obbliga ad escludere alimenti su cui disponiamo di
tonnellate di letteratura a supporto di un effetto protettivo verso numerose
patologie, come frutta e legumi. Sempre collegato all’essere di per sé una dieta
ad esclusione espone al rischio di carenze di micronutrienti, tanto da poter
richiedere in alcuni casi integrazioni vitaminico-minerali.

Ricordiamo infine che è una dieta che non permette sgarri, a differenza di diete
equilibrate in cui non esiste il concetto di sgarro se questo è previsto e
compensato; questo può avere ricadute psicologiche e sociali.

Può essere ancora più complicata per i vegetariani/vegani, limitati al tofu e a
poco altro per garantirsi un corretto apporto proteico.


RISCHI ED EFFETTI INDESIDERATI

Gli effetti a breve termine (fino a 2 anni) della dieta chetogenica sono ben
conosciuti e documentati, mentre per quanto riguarda le implicazioni sulla
salute a lungo termine la letteratura è purtroppo ancora molto limitata.

Di per sé lo stato di chetosi nutrizionale è considerato ragionevolmente sicuro,
non solo perché  i corpi chetonici sono prodotti in piccole concentrazioni senza
alterazioni del pH sanguigno, ma perché a differenza della temibile chetoacidosi
diabetica, una possibile complicazione del diabete di tipo 1 e solo raramente
del tipo 2, l’organismo non perde mail controllo della produzione dei chetoni,
che quindi non potranno superare la soglia critica responsabile di alterazioni
potenzialmente anche fatali.

Sul lungo termine sono stati solo segnalati

 * disidratazione,
 * steatosi epatica,
 * calcoli renali,
 * osteoporosi,
 * curiosamente ipoproteinemia, ovvero carenza di proteine, come conseguenza
   della gluconeogenesi a seguito di restrizione dei carboidrati quando ottenuta
   con un insufficiente apporto proteico),
 * alterazioni del microbiota intestinale verso un ambiente putrefattivo,
 * e carenza di vitamine.

Sul breve termine è tuttavia piuttosto comune sperimentare un facile
affaticamento durante l’esercizio fisico (e quindi un peggioramento delle
prestazioni nel caso degli atleti), ridotta energia mentale, aumento della fame,
disturbi del sonno, crampi muscolari, stitichezza, alitosi, nausea e mal di
stomaco; si tratta tuttavia di disturbi destinati ad essere in genere superati
dopo i primi giorni di adattamento, con l’eccezione della prestazione sportiva
ad alti livelli, che secondo la maggior parte degli autori non può essere
ottimale in assenza di un adeguato apporto di carboidrati, pur rilevando gli
aspetti positivi in termini di miglioramento della capacità di utilizzo dei
grassi, ad esempio negli sport di endurance.

Più in generale vanno tuttavia rilevati due aspetti:

 * sono pochissimi ad oggi gli atleti ad altissimo livello che optano per questo
   regime sul lungo periodo,
 * ma d’altra parte la letteratura è ad oggi non conclusiva, anche a causa della
   difficoltà legata a tenere in considerazione l’influenza di aspetti quali
   perdita di peso, genetica, …

In termini sportivi se ci pensi il razionale è anche sensato: seguendo una dieta
equilibrata, con un normale apporto di carboidrati, un atleta tipo potrebbe
accumulare circa 2.500 calorie di glucosio, ma fino a 40.000 calorie di grasso
senza per questo essere in sovrappeso. L’idea è che passando ad una dieta ricca
di grassi il corpo si adatterà di conseguenza, capacità ambita da atleti in
discipline particolari come triatlon ed ultramaratone, ad esempio, tuttavia la
fisiologia dei muscoli ci dice che in realtà il glucosio potrebbe comunque
garantire un’efficienza superiore. Il dibattito è comunque ancora aperto, senza
dimenticare possibili differenze individuali.

Tornando a noi poveri mortali, un elevato consumo di acqua può essere d’aiuto
per prevenire la disidratazione, dovuta alla perdita di liquidi necessaria tra
l’altro allo smaltimento dei chetoni in eccesso, e migliorare così anche alcuni
dei sintomi più comuni,  ma ancora più utile è programmare una settimana di
avvicinamento alla chetosi, in cui iniziare a ridurre sensibilmente ma non
drasticamente l’apporto di carboidrati per stimolare l’organismo ad un iniziale
virata verso l’uso dei grassi.

A lungo termine una dieta in cui solo il 5% delle calorie totali proviene dai
carboidrati rende particolarmente ostico, quando non impossibile, beneficiare
dell’apporto di quantità ottimali di fitonutrienti antiossidanti da frutta e
verdura; in questo senso va rilevata anche la necessità gioco-forza di ridurre
l’apporto di fibra alimentare, che spiega il comune effetto collaterale di
stitichezza, anch’essa fortemente correlata a benefici di salute sul lungo
termine.

Concludiamo infine ricordando un aspetto facilmente prevedibile, la compliance a
lungo termine è bassa, i pazienti si stufano abbastanza facilmente e
probabilmente a causa dell’eccessive restrizioni necessarie; questo non è un
grosso problema se il passaggio successivo consiste nell’acquisizione di una
dieta sana, equilibrata e di uno stile di vita attivo, che consenta di mantenere
il risultati raggiunti in termini di peso, ma è invece un grosso problema se ci
si concede uno sgarro ogni 5 minuti, perché si vanifica istantaneamente lo stato
di chetosi faticosamente raggiunto: concedersi una pizza, un piatto di pasta,
una fetta di torta significa uscire dallo stato di chetosi e recuperare
rapidamente anche una rilevante quota di liquidi, che possono pesare tanto sulla
bilancia quanto sul morale se il paziente non è consapevole del meccanismo.


EUFORIA

Trattiamo a parte un effetto collaterale tipico delle prime settimane di
chetosi; normalmente uso indifferentemente il termine effetto collaterale ed
effetto indesiderato, ma in questo caso probabilmente siamo di fronte ad un
effetto collaterale DESIDERATO, la cosiddetta keto-euforia.

Diversi pazienti beneficiano di una sensazione di benessere, ai limiti di una
leggera euforia, nelle prime 2-3 settimane di chetosi; l’effetto è conseguenza
di uno dei tre chetoni prodotti, il beta-idrossibutirrato, che oltre a servire
da fonte energetica per il cervello agisce anche da neurotrasmettitore,
innescando questa piacevole percezione, talvolta paragonata in letteratura ad
una sensazione di lieve ebbrezza.


CONTROINDICAZIONI

La dieta chetogenica è controindicata nei pazienti con pancreatite,
insufficienza epatica e disturbi rari che coinvolgano ad esempio un’alterazione
del metabolismo dei grassi.

Si raccomanda grande cautela nei soggetti con evidenti fattori di rischio
cardiovascolare, che più di altri dovrebbero affrontare il passaggio ad una
dieta chetogenica previo parere medico e con un’attenta valutazione del tipo di
grassi/proteine da introdurre, privilegiando le fonti vegetali (il pesce viene
spesso annoverato come eccezione), che è tuttavia resa ostica da fatto che le
più importanti fonti vegetali proteiche (legumi) portano con sé una quantità di
carboidrati non compatibili con lo stato di chetosi.

Si segnala infine che, soprattutto nelle prime 2 settimane di dieta, potrebbero
verificarsi aumenti significativi della produzione di urina e rilascio dei
liquidi accumulati che potrebbero richiedere un aggiustamento dei dosaggi dei
farmaci per la pressione alta, insufficienza cardiaca e diabete; in questi
pazienti è quindi assolutamente indispensabile che un approccio alla dieta
chetogenica avvenga esclusivamente con la stretta supervisione di un medico di
esperienza dietetica.

E proprio i pazienti diabetici di tipo 1, in minor misura quelli affetti di tipo
2 (più che altro in base al tipo di farmaci in uso) sono a rischio di
ipoglicemia nelle prime settimana, quindi raccomando di fare senza dubbio
riferimento ad un medico endocrinologo prima di buttarsi a capofitto in
esperimenti chetogenici.

Una dieta chetogenica potrebbe infine essere controindicati in soggetti già
particolarmente magri ed è fortemente sconsigliata, per il principio di cautela,
nei bambini e nelle donne in gravidanza e allattamento.


LE DIETE CHETOGENICHE MIGLIORANO LA SALUTE?

Riprendendo le parole pubblicate su Jama, “le diete chetogeniche consentono di
ottenere una perdita di peso [riducendo] l’apporto calorico complessivo e
limitando tutti gli alimenti ricchi di carboidrati come pane, pasta, riso,
torte, biscotti e bibite dolci. Anche la maggior parte dei frutti, dei legumi e
dei cereali integrali sono essenzialmente vietati. Ad oggi mancano dati a lungo
termine sugli effetti che le diete chetogeniche hanno relativamente al rischio
cardiovascolare, di tumore ed altre malattie croniche. In alcuni casi le diete a
basso contenuto di carboidrati sono  peraltro state collegate ad un aumento
della mortalità [soprattutto quando condotte privilegiando alimenti di
provenienza animale].

In questo senso anche molti recenti studi sul legame tra dieta e longevità
sembrano premiare approcci più tradizionali, come nel caso degli studi portati
avanti dagli italiani Longo e Fontana, fortemente incentrate sul consumo di
frutta, verdura, cereali integrali e non ultimo i legumi, che godono di una
buona letteratura a supporto dei loro effetti positivi sulla salute
cardiovascolare.

Queste conclusioni non escludono tuttavia la possibilità di ricorrere per brevi
periodi ad un approccio chetogenico, quando il vantaggio derivante dalla perdita
di peso può compensare il peggioramento di altri parametri; posto
che l’obesità rappresenta uno dei più rilevanti fattori di rischio per la salute
mondiale, essendo direttamente implicata in malattie come diabete, pressione
alta e cardiopatie, la perdita di peso ottenuta con questo approccio rappresenta
in ogni caso un compromesso assolutamente soddisfacente nella maggior parte dei
pazienti.


QUALI SONO LE DOMANDE A CUI NON ABBIAMO RISPOSTA

Secondo i ricercatori di Harvard le domande che attendono di trovare una
risposta definitiva sono 5:

 1. Quali sono gli effetti a lungo termine ed i rischi di salute, se ci sono?
 2. I benefici per la salute della dieta si estendono anche agli individui
    fragili, ad esempio anziani o con patologie croniche?
 3. Quanto è pericoloso un consumo così elevato di grassi sul lungo periodo?
    Serve attenzione nel sceglierne la fonte (vegetale o animale)?
 4. Una contemporanea assunzione elevata di grassi e comunque aumentata di
    proteine, è sicura per reni e fegato?
 5. È ragionevole pensare ad una dieta chetogenica in condizioni
    parafisiologiche come infanzia ed adolescenza? Ed in caso di
    gravidanza/allattamento?

Una risposta definitiva a queste domande ancora non c’è, sebbene per almeno
alcune di essere ci siano indizi più o meno forti cui abbiamo accennato in
precedenza.


ESEMPIO DI MENÙ: COSA MANGIARE?

Riportiamo di seguito alcuni alimenti che è possibile combinare per trovare un
piano adatto ai propri gusti ed abitudini; non sono riportate dosi perché
tipicamente non si pone un limite calorico ed è quindi lasciata ampia libertà,
ma è ovviamente necessario familiarizzare con il contenuto di carboidrati di
ciascun alimento (tramite la lettura dell’etichetta nutrizionale) per non
rischiare di oltrepassare il limite massimo tollerabile di carboidrati che
consenta di rimanere in chetosi (fonti di ispirazione: MyP e HealthLine):

 * Pranzo/Cena
   * Uova fritte nel burro ed avocado
   * 2 Hamburger di carne con ketchup senza zucchero
   * Il pesce dovrebbe trovare ampio spazio, anche grazie al contenuto di
     preziosi omega-3, limitando quello di grande taglia (come lo spada) per il
     contenuto in mercurio; via libera quindi a sogliola, trova, salmone,
     nasello, merluzzo, tonno, …
   * Frattaglie (animelle, cervello, cuore, fegato, lingua, milza, polmone,
     rognone, trippa), che possono essere buone fonti di micronutrienti
   * E poi ovviamente vari tagli di manzo, pollo, maiale, cavallo, agnello, …
   * Formaggi stagionati
   * Babaganoush (preparazione a base di melanzane e tahina, che va tuttavia
     limitata in fase di preparazione)
   * Gli affettati andrebbero limitati in ottica di salute (essendo alimenti
     molto salati ed ultratrasformati)
 * Spuntini
   * Limitate porzioni di pane di segale (in virtù dell’elevata quantità di
     acqua contenuta garantiscono un apporto inferiore di carboidrati rispetto a
     controparti di grano)
   * Limitate quantità di more, lamponi o fragole
   * Frutta secca a guscio, come noci, mandorle, pistacchi, …
   * Verdura (sedano, peperoni, …) e guacamole
   * Scaglie di cocco
   * Chips di cavolo nero (da preparare in forno)
   * Olive
   * Piccole dosi di panna montata senza zucchero (esiste dolcificata)
   * Cacao senza zucchero

La verdura andrebbe inserita ad ogni pasto, privilegiando quella povera di
carboidrati, ad esempio tutta la famiglia delle insalate (ad esempio la lattuga
contiene poco più di 2 g di carboidrati per 100 g di foglie), altre verdure a
foglia (cavolo, bietole, cavolo cappuccio, spinaci, cavolo cinese, …), altre
brassicacee come cavolfiori, broccoli, cavolini di Bruxelles, e poi asparagi,
peperoni, cipolle, aglio, funghi, cetrioli, sedano, melanzane e zucchini.

È importante ricordare che la dieta chetogenica dovrebbe essere solo
moderatamente ipercalorica rispetto ai regimi tradizionali, mentre l’apporto
calorico più rilevante dovrebbe derivare dai grassi, per questa ragione sono di
grande rilevanza i condimenti: tra i diversi oli vegetali, da alternare ai
grassi animali (burro e strutto), preferire l’olio d’oliva.

Ricorrere a spezie ed erbe aromatiche a volontà per variare i gusti.

Come si può notare gli alimenti sono numerosi, ma è difficile affermare che la
varietà sia altrettanto ampia, per questo è sicuramente forte la tentazione di
ricorrere a preparati industriali (beveroni, snack, barrette, preparati per
torte, …); seppure comprensibile da un punto di vista del gusto, la scelta non è
condivisibile perché si tratta in genere di prodotti ultralavorati
eccessivamente ricchi di additivi (oltre che impattare sensibilmente da un punto
di vista più prettamente economico).

Per definizione la dieta chetogenica è una dieta high-fat, ovvero ricca di
grassi, non si ravvede quindi la necessità di preferire tagli di carne magri per
evitare di spostare l’equilibrio verso le proteine.


COLAZIONE CHETOGENICA

A spaventare maggiormente i neofiti della dieta chetogenica è però la colazione,
perché è senza dubbio difficile sostituire il cornetto tanto amato in Italia;
tralasciando alcune opzioni salate più comuni in tradizioni anglosassoni (come
uova e funghi), al mattino potrebbero trovare spazio scelte come

 * Yogurt greco con granola cheto (da preparare in casa o acquistare,
   tipicamente con frutta secca a guscio, semi oleosi ed eventualmente
   dolcificanti come l’eritritolo) e frutti di bosco
 * Latte di cocco senza zuccheri
 * Latte vaccino intero
 * Caffè/Té (se necessario si può ricorrere a dolcificanti)
 * Pudding di chia (con latte di cocco)
 * Succo d’arancia (il contenuto di carboidrati va però tenuto in grande
   considerazione)
 * Modeste quantità di pane di segale

È inoltre possibile reperire abbastanza facilmente ricette relative a
preparazioni semplici come

 * pancake (preparati con uova e farine alternative, come quella di mandorle)
 * torte (preparate anche in questo caso con farine alternative, ad esempio di
   cocco)
 * biscotti.

 


I GRASSI SONO MEGLIO DEI CARBOIDRATI?




FONTI E BIBLIOGRAFIA

 * (Si noti che la maggior parte delle fonti sono linkate direttamente nel testo
   e non riportate ulteriormente in questo elenco)
 * Ketogenic Diet – Wajeed Masood; Pavan Annamaraju; Kalyan R. Uppaluri
 * Ketogenic diets, physical activity and body composition: a review – Damoon
   Ashtary-Larky, Reza Bagheri, Hoda Bavi, Julien S. Baker, Tatiana Moro, Laura
   Mancin, Antonio Paoli
 * Ketogenic Diets and Chronic Disease: Weighing the Benefits Against the
   Risks – Lee Crosby, Brenda Davis, Shivam Joshi, Meghan Jardine, Jennifer
   Paul, Maggie Neola and Neal D. Barnard


AUTORE


DR. ROBERTO GINDRO

laureato in Farmacia, PhD.

Laurea in Farmacia con lode, PhD in Scienza delle sostanze bioattive.

Fondatore del sito, si occupa ad oggi della supervisione editoriale e
scientifica.


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Revisione scientifica a cura del Dott. Roberto Gindro. Le informazioni contenute
in questo sito sono presentate a solo scopo informativo, in nessun caso possono
costituire la formulazione di una diagnosi o la prescrizione di un trattamento,
e non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto
medico-paziente o la visita specialistica; si raccomanda di chiedere sempre il
parere del proprio medico curante e/o di specialisti riguardo qualsiasi
indicazione riportata. Se si hanno dubbi o quesiti sull'uso di un medicinale è
necessario contattare il proprio medico. Leggi il Disclaimer »

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The Wom The Wom Healthy - La salute spiegata in parole semplici




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