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Crea sito NEXT BIG EVENT IN: Open/Close Menu Maria Giovina Russo Skip to content Donate BLOG 11 10 '17 Love it 0 MIGLIORARSI: SIMULAZIONE, GIOCO E PROFESSIONISTI DELL’IMMAGINE > Migliorarsi: nel rispetto delle tappe di sviluppo personali Quel che noi chiamiamo ‘miglioramento’ riguarda la conservazione dell’essere vivente. E’ un processo dinamico: genera il progresso, mira alla perfezione dell’essere in tutti i campi della vita e dell’agire. Si potrebbe dire così: “affinchè tutto resti uguale, tutto deve cambiare”; ossia affinchè io sia il medesimo di ieri e di domani, da bambino e da vecchio, molto deve cambiare: > permane ciò che è sostanziale, cambia ciò che è accidentale Tutti gli esseri soggetti al divenire non restano mai identici a se stessi: passano continuamente da uno stato ad un altro mediante un cambiamento che opera sempre, in bene o in male. > Ora, essere soggetto a cambiamento è nascere continuamente Ma qui la nascita > non avviene per un intervento estraneo. Essa è il risultato di una scelta > libera e noi siamo i nostri stessi genitori, creandoci come vogliam e con la > nostra scelta dandoci la forma che vogliamo, in un certo senso “noi siamo > figli dei nostri atti” (Gregorio di Nissa) Ma il lavoro sull’autoimmagine richiede tutte le facoltà dell’uomo e la disponibilità all’aiuto esterno che viene dagli educatori, nonchè una dinamica apertura ai contributi e ai cambiamenti della società. Sarà questo un lavoro che durerà tutta la vita. Succede infatti che quando avvengono dei cambiamenti nel nostro comportamento e nella nostra immagine, soprattutto per le persone a noi più vicine, non se ne rendono conto perchè c’è la tendenza ad avere un’idea fissa, ‘incasellata’ dell’altro. E’ importante quindi non scoraggiarsi e dimostrare pazientemente con azioni ripetute questo cambiamento. A. Fogel a questo riguardo dice che > sia nel lavoro tutoriale che in quello di formazione, l’ingrediente essenziale > del successo è una comunicazione corregolata nella quale ciascun partner è > aperto ad essere influenzato dall’altro Ma essere influenzato dall’altro significa prendere l’altro seriamente, rispettare la mutua influenza come patto di accordo, e riconoscere e ricompensare il contributo dell’altro alla evoluzione creativa della relazione; questo è – ancora una volta segno di libertà, in quanto essa è anche capacità di essere scelti, ma perchè questo avvenga è necessario essere liberi, disponibili. Sin dalla prima infanzia avanziamo ognuno uscendo dal proprio guscio scoprendo il reale, accostandolo emotivamente, non razionalmente, e sappiamo che l’emozione che guida la nostra vitalità è lo stupore. Questo stupore ci porta all’indagine, alla gioia della scoperta, alla giocosa insoddisfazione della sperimentazione permanente, alla piena apertura del proprio essere di fronte al reale. Fino a quel momento – quello che non è conosciuto produce stupore, non paura. La paura è sempre indotta, non naturale, frutto di educazione. Giulietta, ph.Maria Giovina Russo Con il passare degli anni non viviamo più l’immediato presente: tutti colleghiamo cose ad eventi mediante il collante della memoria, personale e collettiva (storia o mito che sia). Viviamo su un racconto storico quando, dicendo “io” non mettiamo in questione di essere la naturale continuazione della storia dei nostri antenati. E vivendo sulla base di due memorie – quella individuale e quella collettiva per cui ci hanno raccontato quando e dove è nata nostra madre – siamo portati a confonderle, come se della nascita di nostra madre avessimo avuto la stessa esperienza oculare che abbiamo avuto del nostro ultimo viaggio. Questo intrico di memoria individuale e collettiva allunga la nostra vita, sia pure all’indietro, e ci fa balenare davanti agli occhi della mente una promessa di immortalità. La squadra fuxia – trend cocktail – ph. Maria Giovina Russo Godere di questa memoria collettiva (attraverso i racconti, i libri, vivendo le storie dei luoghi originari) ci pone un poco nella condizione di Borges davanti al punto magico dell’Aleph: in qualche modo nel corso della nostra vita noi possiamo rabbrividire con Napoleone per un levarsi improvviso del vento dell’Atlantico su Sant’Elena, gioire con Enrico V per la vittoria di Azincourt, soffrire con Cesare per il tradimento di Bruto. Allora è facile capire perchè la finzione ci affascina tanto. Ci offre la possibilità di esercitare senza limiti quella facoltà che noi usiamo sia per percepire il mondo sia per ricostruire il passato sia per emergere come esseri capaci ancora di sperimentare lo stupore della scoperta del mondo reale. Così, come il bambino giocando apprende a vivere, perchè simula situazioni in cui potrebbe trovarsi da adulto – Anche noi adulti attraverso la finzione addestriamo la nostra capacità di dare ordine sia all’esperienza del presente sia a quella del passato. Giulietta, ph. Maria Giovina Russo L’attività di giocare e simulare con le nostre storie è strettamente legata alla nostra vita quotidiana e all’immagine di noi stessi che ne viene modellata[piopialo][/piopialo]- dove il miglioramento avviene attraverso una sempre maggiore consapevolezza di ciò che è sostanziale, e di quanto invece vi è di accidentale e superfluo. Ecco un’esperienza diretta in cui la simulazione, guidata attraverso la scoperta del colore, dello stile, dell’immedesimazione – immersi nel proprio contesto culturale e ambientale – per condurre al gioco del divenire un’immagine altra capace di accogliere lo stupore attraverso lo specchio fotografico. Aurora , ph. Maria Giovina Russo L’Evento è solo alla sua seconda edizione e sta dimostrando l’efficacia e la profondità dell’azione senza perdere lo spirito leggero e competitivo del gioco. A raccontare l’esperienza non sara’ solo la fotografia – ma la memoria e le emozioni di noi professionisti, delle famiglie, dei ragazzi protagonisti da cui emerge in quei momenti la compostezza e la consapevolezza di chi è pienamente presente. E lo trasmette. Rendendoci ancor più responsabili ognuno nel proprio piccolo contributo. Grazie A Stella Pastore (parrucco) , Isabella Grasso (trucco) e Cabiria Pastore (costumista), eccezionalmente capaci sicure e delicate. Belle da vedere all’opera! A tutte le pazienti e audaci mamme con cui mi sono relazionata: Cristina De Sario, Cabiria Pastore, Raffaella Morlino, Donatella Iaccarino, Marianna Buonarota, Arianna Falcone, Emiliana Novelli. Read more Gioy 08 07 '16 Love it 0 LO SGUARDO TRATTENUTO “Egli con dita come il sonno lievi sfiorò le mie pupille” (A. S. Puskin, Il profeta, in Lirica) Ma esiste persino un tocco più lieve di queste dita leggere come il sonno, ed è il tocco della vista. La facoltà più elastica e più pronta in qualsiasi momento a servire come pura sensazione tattile, come pura sensazione di movimento, e come intreccio dell’una e dell’altra in qualsiasi proporzione. All’occhio è accessibile il modellato più audace, ma persino il puro modellato della luce. Quando al buio stendiamo la mano per trovare la parete – la porta o l’interruttore – l’attività della nostra ricerca si trattiene con sforzo particolare intorno all’ingresso, perchè altrimenti rischieremmo di farci del male o di rompere qualcosa nella stanza. Facciamo un grande sforzo, forse persino più grande di quanto richiedano movimenti ampi e bruschi, e tuttavia questo sforzo non è indirizzato verso il mondo esterno, ma verso noi stessi, per trattenerci – per trattenere la nostra irruenza. Gesti e movimenti più ampi e più veloci di quanto richiedano quelle condizioni testimoniano non una sovrabbondanza di forze, ma un’impotenza interiore: infatti la forza di volontà è ancora sufficiente per lo slancio, ma non lo è più nel trattenerlo e limitarlo. IL GESTO TRATTENUTO E LO SFIORAMENTO ATTENTO CONTENGONO INEVITABILMENTE IN SÈ LA POTENZIALITÀ DI UNO SFORZO AMPIO E IMPETUOSO, E PERSINO UNO SFORZO ULTERIORE CHE FRENA QUESTA POTENZIALITÀ. QUANDO LA VOLONTÀ SI INDEBOLISCE, SOTTO L’EFFETTO DI DROGHE, PER UNA MALATTIA, PER DELLE EMOZIONI, LO SFORZO CHE CI TRATTIENE NON È SUFFICIENTE E I MOVIMENTI CI CONDUCONO A CONSEGUENZE IMPREVEDIBILI. Toccando la realtà senza deformarla, senza esercitare pressioni, senza interferire – Il tatto è in questo modo una passività attiva in rapporto al mondo. E’ Visione. In esso prende dei piccoli frammenti – a forma di macchia – della realtà, delle sue parti che per la loro piccolezza si considerano senza una loro forma, e che perciò rappresentano soltanto il materiale, soltanto i mattoni della creazione del mondo sensoriale. Questi frammenti, queste macchie, sature di contenuto sensoriale ma informi in se stesse e tali da non definire una forma, sono le tracce dei nostri sfioramenti della realtà. – lo sguardo luminoso – la vista è un tatto ampliato e raffinato – Ph. M. Giovina Russo Noi tocchiamo il mondo con singoli sfioramenti e ciascuno di essi produce nella coscienza una macchia: l’impronta della nostra passività attiva. Mentre la Linea è il segno o il comandamento di un’attività obbligata – la Macchia tattile non è segno, perchè non indica un’attività necessaria, ma offre da sè un frutto colto dal mondo, è di per sè un dato sensoriale, medium principale dello sfioramento pittorico, fotografico, filmico, scultoreo. Sottolineando che la conquista del superfluo genera un’eccitazione delle forze più intensa della conquista del necessario: l’uomo è una creazione del desiderio, non una creazione del bisogno. La logica della creazione artistica non segue quella delle immagini illusorie. Tutt’altro: si sconvolge la consuetudine paralizzante e narcisistica per permetterci di credere (di nuovo) nelle possibili interazioni del singolo individuo nel sistema mondo – non sviluppandosi attraverso la linea come attività e direzione obbligata – il tempo è pur sempre reversibile: spesso scoprendo qualcosa che abbiamo già vissuto. Apri un sito e guadagna con Altervista - Disclaimer - Segnala abuso - Privacy Policy - Personalizza tracciamento pubblicitario INFORMATIVA SULL'UTILIZZO DEI COOKIE DEL BROWSER INFORMATIVA Noi e terze parti selezionate utilizziamo cookie o tecnologie simili per finalità tecniche e, con il tuo consenso, anche per altre finalità come specificato nella cookie policy. 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