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Salto con gli sci


SALTO CON GLI SCI, ITALIA SCOMPARSA A PECHINO 2022. EPPURE, AVREBBE POTUTO
ESSERE SUL PODIO AL POSTO DEL CANADA!

 * Francesco Paone
 * - 22 Febbraio 2022


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La XXIV edizione dei Giochi olimpici invernali si è ormai conclusa. Nel salto
con gli sci non sono mancati risultati di rilevanza storica, quali la fine della
secolare maledizione d’oro della Slovenia e il ritorno di un norvegese sul
gradino più alto del podio della gara su Large Hill dopo 58 anni. Si sono
inoltre verificate attese consacrazioni, su tutte quella di Ryoyu Kobayashi, e
si sono ammirate competizioni dall’andamento surreale, vedasi la prova a squadre
miste, terminata con un podio assolutamente impronosticabile.


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Lontana dalle luci della ribalta, l’Italia ha come previsto recitato un ruolo
marginale. In campo femminile Jessica Malsiner ha centrato l’obiettivo massimo
raggiungibile, ovverosia la qualificazione alla serie di gara decisiva. Il 29°
posto rappresenta un buon risultato, considerando il livello espresso
dall’atleta nella corrente stagione. Fra gli uomini, invece, Giovanni Bresadola
ha archiviato la sua prima esperienza olimpica chiudendo 41° sul trampolino
piccolo e 35° sul grande. Nonostante sia stato mancato l’accesso alla seconda
serie, il giovane trentino ha compiuto una serie di gesti tecnici convincenti,
esprimendosi sovente vicino ai propri attuali limiti.



Francamente non si poteva chiedere molto di più agli azzurri e, tutto sommato,
la scelta di rinunciare a tre quote non può essere stigmatizzata. Si è optato
per portare solo coloro in grado di effettuare una figura più che dignitosa,
evitando di regalare lo status di atleta olimpico a chi si sarebbe presentato in
Cina esclusivamente per onor di firma. Condivisibile o meno, si tratta di una
filosofia che va rispettata. Cionondimeno, è doveroso riflettere sulle dinamiche
che hanno portato a prendere tale decisione.


Leggi tutte le notizie di oggi su OA Sport

> Salto con gli sci, l’Italia si presenta a Pechino 2022 da comprimaria e con
> ambizioni limitate





Ci si è trovati nella condizione di dover fare a meno della propria atleta più
competitiva tout-court, ovvero Lara Malsiner, la quale avrebbe avuto i crismi
per chiudere tra le prime 20 e l’ambizione di avvicinare la top-ten. D’accordo,
una serie di vicissitudini legate al Covid-19 ha messo i bastoni tra le ruote
alla gardenese, ma i tempi correnti li conosciamo e la pandemia è una realtà
ormai da due anni. Ergo, si sa quali possono essere le contromisure per
fronteggiare le complicazioni generate dal morbo. Con l’altoatesina abile e
arruolabile, l’Italia non avrebbe di certo rinunciato alla prova a squadre
miste, dove è poi accaduto di tutto.



Al riguardo va effettuata un’amara riflessione. In quella gara il Canada ha
conquistato una clamorosa medaglia. Fortuita e figlia di circostanze più uniche
che rare, ma comunque legittima e destinata a restare negli annali. Con il senno
di poi, si può affermare che quel bronzo sarebbe potuto finire in Italia. Non
certo portando in Cina un secondo uomo e una seconda donna, perché ormai la
frittata era già fatta. No, l’opportunità è sfumata negli anni scorsi, lasciando
che il settore si tramutasse nell’attuale deserto della depressione caspica da
cui sarà difficile uscire in tempo per Milano-Cortina 2026.



Va bene, il numero di praticanti è esiguo, gli investimenti non sono comparabili
a quelli di altri Paesi e la situazione degli impianti non è certo ideale. Però
il Canada non ha centinaia di saltatori e saltatrici, non naviga nell’oro e non
ha decine di trampolini su cui allenarsi. Anzi, non è neppure detto che il Paese
della Foglia d’Acero stia meglio del nostro. Eppure, se ne torna a casa da
Pechino 2022 con una medaglia. Saranno anche stati molto fortunati, ma hanno
saputo sfruttare un’occasione propizia. La sorte ha dato loro in dote una
cartuccia e chi di dovere l’ha mandata a segno.



Perché? Perché in Canada non ci si guarda in cagnesco se si proviene da località
differenti. In Canada non si permette a logiche di natura famigliare di essere
un fattore destabilizzante in seno all’ambiente. In Canada non si consente ad
allenatori estranei alla federazione di mettere le mani sugli atleti e sulle
atlete quando questi non vengono seguiti dai tecnici di riferimento, creando
confusione e mandando in tilt chi è destinato a saltare sul trampolino. In
Canada ci si muove e si ragiona come un’unica entità pensante, non come uno
shoggot lovercraftiano.



All’inizio del quadriennio olimpico conclusosi a Pechino 2022, l’Italia stava
meglio del Canada. Basta dare un’occhiata ai risultati per rendersene conto. La
fine del ciclo invece consegna una medaglia di bronzo ai nordamericani e un
ruolo sempre più da comparsa agli azzurri.



Ora inizia il percorso verso Milano-Cortina 2026 e non sarà semplice costruire
il futuro. Qualcuno da valorizzare c’è.  Il salto con gli sci italiano non è
ancora morto, anzi. Ci sono dei germogli da proteggere e curare come un bene
prezioso, allo scopo di permettere loro di sbocciare appieno. Si può provare a
far parte del sottobosco della disciplina, intercettando qualche raggio di luce
a ogni buona occasione, ma per farlo è imperativo stabilizzare il sistema,
lasciare da parte campanilismi e rivalità personali, entrare nell’ordine delle
idee di fare parte di una comunità globale con regole e necessità ben chiare.




L’obiettivo non è quello di andare a sfidare Germania, Austria o Norvegia, bensì
quello di affrancarsi dal ruolo di comparsa per tornare quantomeno a quello di
supporto del cast principale. Con ordine, razionalità, buona organizzazione e
remando tutti nella stessa direzione si può fare. Bisogna “solo” trovare il modo
di porsi nelle condizioni di poter intraprendere questo auspicabile percorso.



Foto: La Presse



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ultimo aggiornamento: 22-02-2022




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