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Il Comune di Fondachelli Fantina si trova in provincia di Messina, a circa 604
metri sul livello del mare tra Novara e Francavilla di Sicilia, all’estremo
limite dei monti Peloritani, nel punto in cui tendono a degradare verso il mare.
I monti che circondano il Comune formano una grande conca dentro cui si apre il
letto del torrente Patrì, lungo i quali sono sparsi i vari quartieri del Comune.
Da un lato c’è la catena dei Peloritani , composte geologicamente da scisti
cristallini , con monti abbastanza alti, come il Monte Bonavita di 1232 metri e
Pizzo Polo di 959 metri; dall’altro lato si innalza in posizione trasversale il
gruppo calcareo di Rocca Salvatesta con i suoi 1340 metri e le Rocche di Durante
con 1209 metri di altitudine, che appartengono alla Catena dei Nebrodi. Quindi
Fondachelli Fantina si trova proprio in mezzo alle due catene montuose. Da Rocca
Salvatesta si può osservare un vasto panorama: il Santuario di Tindari, le Isole
Eolie, Capo Milazzo, la Calabria , lo Stretto di Messina e l’imponente Etna. Ai
piedi della Rocca si estende una fitta pineta, chiamata il “bosco” dalla gente
del luogo e protetta dalle guardie e dagli operai della forestale. Trefontane,
Acquamenta e Cugno Merro sono nomi di località montane e dei tre principali
affluenti di testa del Patrì, quelli che per oltre un secolo hanno spinto a
valle, durante le alluvioni, interi terreni destinati a pascolo e a seminativo.;
in prossimità della frazione di Fantina , distante sette chilometri circa da
Fondachelli , dove la valle si restringe, il Monte Baratta , con i suoi 1032
metri, da dove nasce il torrente omonimo, sovrasta i quartieri di Pernina,
Baghigno Dodaro, Masseria e Raiù , tutti disabitati dopo l’alluvione del 1973.
Sui quartieri di Carnale, Giarra e Fantina sovrastano Pizzo Rossa e Monte
Guggitto mentre dietro Ruzzolino e Serro si innalzano i monti Serro Vento e Buon
Riposo.

Il territorio del Comune è stato soggetto a profondi mutamenti , dovuti
all’azione continua delle alluvioni, che hanno creato conseguenze spesso
tragiche e devastanti. L’alluvione del 1880, dopo tredici giorni di pioggia
continua, fece scomparire intere borgate, e già da allora si capì che l’unico
rimedio era il rimboschimento, invece si continuò a disboscare i terreni per far
posto ad aree da seminare , specie nelle terre erte e a pendio. La situazione
peggiorò sempre più, col succedersi di altre alluvioni, fin quando col
sopraggiungere dell’Autonomia amministrativa da Novara di Sicilia, avvenuta il
20 giugno del 1950, le frazioni di Fondachelli e di Fantina ebbero la
possibilità di poter fare uso dei poteri legislativi e dei mezzi finanziari,
anche grazie all’aiuto della Cassa per il Mezzogiorno, per mettere un freno al
degrado del territorio, con opere di rimboschimento e contenimento, iniziando e
realizzando varie opere pubbliche . Gravi danni al territorio furono causati
anche dalla attività mineraria sviluppatasi tra il 1720 e il 1880, che contava
ventisei miniere sparse nel territorio di Fondachelli e di Fantina. Le miniere
richiedevano molto legname per sostenere le volte delle gallerie; questi tunnel
sotterranei indebolivano peraltro la stabilità dei terreni. Più le montagne
venivano degradate e più aumentava la pericolosità del torrente Patrì. Molto è
stato fatto ma di fronte all’ampiezza del dissesto ambientale, gli interventi
sono ancora insufficienti. Sono stati gli anni ’50 anni di rinascita , di
risveglio dopo anni di abbandono e povertà. Così sorsero strade che mettevano in
comunicazione i vari quartieri, furono costruite case e acquedotti. La
popolazione arrivò a circa 3700 abitanti, ma già nel 1951 un’alluvione danneggiò
bastioni, orti e case, e un altro nel ’58 sotterrò anche un mulino e alcune case
di Ruzzolino, vicino alla fiumara. La furia del torrente e del nubifragio ha
colpito ancora venti anni dopo con l’alluvione del 1973, quando una valanga di
acqua, fango, detriti e grossi massi, ruppe argini, case, sconvolse gli orti e
seminò anche la morte; ci furono quattro morti, tanto spavento, l’esodo di circa
seicento persone e il completo spopolamento della frazione Raiù, la più colpita.
Frane, smottamenti e straripamenti hanno continuato a colpire sempre in maniera
imprevedibile posti diversi della vallata ed oggi i quartieri abbandonati sono
tanti: Pernina, Masseria, Baghigno Dodaro, Sant’Antonio, Belardo e Serro
Ruzzolino.