animalesenzaltro.wordpress.com
Open in
urlscan Pro
192.0.78.13
Public Scan
URL:
https://animalesenzaltro.wordpress.com/
Submission: On November 23 via api from US — Scanned from US
Submission: On November 23 via api from US — Scanned from US
Form analysis
3 forms found in the DOMPOST https://subscribe.wordpress.com
<form method="post" action="https://subscribe.wordpress.com" accept-charset="utf-8" style="display: none;">
<div class="actnbr-follow-count">Unisciti a 35 altri iscritti</div>
<div>
<input type="email" name="email" placeholder="Inserisci il tuo indirizzo e-mail" class="actnbr-email-field" aria-label="Inserisci il tuo indirizzo e-mail">
</div>
<input type="hidden" name="action" value="subscribe">
<input type="hidden" name="blog_id" value="64822806">
<input type="hidden" name="source" value="https://animalesenzaltro.wordpress.com/">
<input type="hidden" name="sub-type" value="actionbar-follow">
<input type="hidden" id="_wpnonce" name="_wpnonce" value="15ab55e751">
<div class="actnbr-button-wrap">
<button type="submit" value="Registrami"> Registrami </button>
</div>
</form>
<form id="jp-carousel-comment-form">
<label for="jp-carousel-comment-form-comment-field" class="screen-reader-text">Scrivi un Commento...</label>
<textarea name="comment" class="jp-carousel-comment-form-field jp-carousel-comment-form-textarea" id="jp-carousel-comment-form-comment-field" placeholder="Scrivi un Commento..."></textarea>
<div id="jp-carousel-comment-form-submit-and-info-wrapper">
<div id="jp-carousel-comment-form-commenting-as">
<fieldset>
<label for="jp-carousel-comment-form-email-field">E-mail (Obbligatorio)</label>
<input type="text" name="email" class="jp-carousel-comment-form-field jp-carousel-comment-form-text-field" id="jp-carousel-comment-form-email-field">
</fieldset>
<fieldset>
<label for="jp-carousel-comment-form-author-field">Nome (Obbligatorio)</label>
<input type="text" name="author" class="jp-carousel-comment-form-field jp-carousel-comment-form-text-field" id="jp-carousel-comment-form-author-field">
</fieldset>
<fieldset>
<label for="jp-carousel-comment-form-url-field">Sito web</label>
<input type="text" name="url" class="jp-carousel-comment-form-field jp-carousel-comment-form-text-field" id="jp-carousel-comment-form-url-field">
</fieldset>
</div>
<input type="submit" name="submit" class="jp-carousel-comment-form-button" id="jp-carousel-comment-form-button-submit" value="Pubblica un commento">
</div>
</form>
POST
<form method="post">
<input type="submit" value="Chiudi e accetta" class="accept"> Privacy e cookie: Questo sito utilizza cookie. Continuando a utilizzare questo sito web, si accetta l’utilizzo dei cookie. <br> Per ulteriori informazioni, anche sul controllo dei
cookie, leggi qui: <a href="https://automattic.com/cookies/" rel="nofollow">
Informativa sui cookie </a>
</form>
Text Content
Vai al contenuto ANIMALE SENZ'ALTRO Menu TRATTATI COME BESTIE. UNA RIFLESSIONE SULL’OLOCAUSTO E IL PARAGONE INVERSO Originariamente pubblicato su Veganzetta (sotto pseudonimo) »»» Il paragone tra l’Olocausto e la condizione degli animali sfruttati e perseguitati dalla società umana (da ora in poi Paragone) desta nella nostra cultura una forte reazione di sdegno e condanna. Questa reazione rappresenta, tuttavia, un mero riflesso della rimozione dalla coscienza sociale del trattamento crudele che riserviamo a miliardi di animali non umani. Solo riconoscendo il valore della vita degli altri animali, insieme alla tragicità della loro drammatica condizione attuale, il Paragone può essere facilmente compreso e trovare finalmente piena legittimità. Isaac Bashevis Singer, J. M. Coetzee, Helmut Friedrich Kaplan e soprattutto Charles Patterson con Un’eterna Treblinka, hanno già da tempo intuito e ben messo in luce come la condizione degli animali nella nostra società sia, sotto molti aspetti fondamentali, simile a quella degli ebrei durante la persecuzione nazista: nelle celebri parole di Singer, «ciò che i nazisti hanno fatto agli ebrei, gli uomini lo stanno facendo agli animali» [1]. Mi pare dunque ora superfluo dilungarmi ancora su questa questione. Ciò di cui invece vorrei qui parlare è quello che si può definire il Paragone inverso. Bisogna infatti osservare che, mentre da una parte il Paragone viene tenacemente respinto dalla società, dall’altra, la stessa, con schizofrenica disinvoltura, ne conferma la legittimità, sebbene in un ribaltamento dei termini: ovvero convenendo, come spesso si sente dire, che gli ebrei erano «trattati come bestie». Eppure, conformemente alla logica, scambiando i termini di un paragone, il risultato non cambia: se gli ebrei erano trattati come gli animali, ne consegue che gli animali sono trattati come gli ebrei. Appare dunque evidente come, nonostante il rifiuto ostentato, il Paragone sia presente, sebbene solo in forma latente e ad un livello subconscio, nel pensiero sociale contemporaneo. Il ribaltamento dello stesso tuttavia permette di evitare il doloroso trauma e il penoso senso di colpa che dovrebbero invece essere affrontati qualora il Paragone fosse accolto direttamente. Nonostante ciò, però, anche nel cauto uso del Paragone inverso permane il rischio, angosciante e sempre presente, che qualcosa possa affiorare alla coscienza: proprio nell’intenzione di evidenziare la tragica condizione degli ebrei nel parallelo con gli animali, si rivela infatti quella consapevolezza, da tenere costantemente repressa, sul trattamento crudele che riserviamo agli animali; sul fatto che, ciò che accade abitualmente agli animali negli allevamenti, nei laboratori biomedici e negli altri spazi di oppressione e persecuzione, sarebbe considerato inaccettabile se praticato su membri della nostra stessa specie. Dopotutto, quando si dice che gli ebrei erano trattati come bestie, non si intende certo dire che erano trattati con cura e rispetto. Si vuol significare, invece, che erano trattati in modo brutale, disumano: come sono trattati, cioè, gli altri animali da noi umani. D’altronde, la stessa frequenza con cui viene usato il Paragone inverso non è casuale. Sebbene infatti a volte, nel resoconto della condizione degli ebrei sotto il regime nazista, ci si serva di altri paralleli, come quello con i lebbrosi o quello con gli automi, il richiamo alla condizione degli animali emerge con una costanza e una frequenza sbalorditive: questo viene usato in maniera naturale, spontanea, come il mezzo narrativo più intuitivo ed efficace per rappresentare la realtà vissuta dagli ebrei nella Germania nazista. Ciò dimostra come il Paragone inverso non sia un semplice espediente retorico, ma si presenta piuttosto come una similitudine molto concreta rivelante una significativa connessione tra i due soggetti interessati e, ancor di più, come questa sia radicata nel subconscio sociale. Continua a leggere “Trattati come bestie. Una riflessione sull’Olocausto e il paragone inverso” Autore Riccardo B.Scritto il 24 febbraio 201718 novembre 2024 SPETTACOLARIZZARE L’ANTISPECISMO Originariamente pubblicato su Earth Riot (sotto pseudonimo) »»» Spesso viene denunciato, giustamente, il fatto che il veganismo, come prassi dell’antispecismo, sia stato fagocitato dal sistema e inglobato nelle dinamiche del capitalismo contemporaneo, finendo per essere spogliato dell’originale significato contestatario e ridotto ad una banale opzione dietetica o culinaria. Ma un’altra questione, parallela e per certi versi complementare, che mi pare assai importante in questo momento storico di vita dell’antispecismo, è la sua spettacolarizzazione da parte dell’industria massmediatica. Da una parte distorcendo, denigrando e ridicolizzando il pensiero antispecista, dall’altra scavando nell’animalismo più frivolo, si è trasformato l’antispecismo in un rozzo spettacolo da presentare a quel crescente pubblico sempre più apatico e acritico. Ciò, dopotutto, non sorprende, considerando che la sempre maggiore degradazione del sistema massmediatico rende necessaria la spettacolarizzazione di tutto ciò che viene divorato e vomitato, in modo da riuscire disperatamente a scalare lo share di qualche punto o a guadagnare qualche click e qualche like in più. Ecco così, allora, che, tra un giornale satirico online che un giorno sì e l’altro pure deride gli animalisti, un comico pelato che veste i panni di uno chef vegano pelato, un’intervista in prima serata televisiva ad un “nazianimalista” che se vede qualcuno mangiare un panino col prosciutto gli ci sputa dentro, la risata è assicurata. Giornalisti inetti poi non mancano mai di far notare l’ultima fesseria detta o fatta da qualche animalista istupidito: che esulta se un terremoto devasta un paese dedito a sacrifici animali, o che invade chiassosamente il ristorante dello chef che cucina piccioni in TV, o che ogni mese trova puntualmente qualcuno da denunciare e perseguitare, fosse anche solo perchè convinto che la gallina animatronica della pubblicità sia vera e soggetta a maltrattamenti. Sempre più spesso, poi, si parla di “guerra tra vegani e carnivori”, ultimamente messa in scena anche in TV con alcuni dibattito-scontri dal contenuto per lo più misero. Ma basta girare un po’ per i social network per vedere che, dietro questa “guerra”, in realtà c’è solo una parapiglia di una massa indistinta di persone che, dall’una e dall’altra parte, prese come sono a bisticciare tra loro, ignorano del tutto il reale significato della lotta per la liberazione animale. E si potrebbe continuare ancora a lungo rovistando nello sciocchezzaio mediatico degli ultimi anni. Solo qualche giorno fa, un quotidiano nazionale ha pubblicato uno sconclusionato intervento che illuminava i lettori sul «Terzo Reich animalista». Ma tutto questo, in definitiva, altro non è che un modo per reprimere il dissenso di chi lotta per la liberazione animale, delegittimare le ragioni antispeciste e fuorviare l’attenzione dall’immensa crudeltà di cui sono vittime miliardi di animali non umani, intorno a noi, in ogni dove. Tuttavia, sebbene le industrie di sfruttamento animale, prime fra tutte quella zootecnica e quella connessa dei cibi animali, abbiano un forte potere e controllo sul sistema massmediatico (sia direttamente, essendo i dirigenti tra le più alte posizioni della gerarchia socio-economica capitalista, sia indirettamente, essendo tali industrie tra i principali acquirenti degli spazi pubblicitari), non credo che la questione sia da ricondurre unicamente a questo e chiamare in causa ipotesi di complotto. Continua a leggere “Spettacolarizzare l’antispecismo” Autore Riccardo B.Scritto il 29 aprile 201618 novembre 2024 SU AGILULFO E IL DESIDERIO DI LIBERTÀ Agilulfo è un cane che viene dalla strada, con una storia a me in gran parte sconosciuta. Della sua vita precedente alla nostra convivenza so solo che, per un certo periodo, ha vissuto dapprima in un canile comunale, poi, probabilmente perchè ritenuto innocuo per il suo temperamento docile, è stato rilasciato in strada dallo stesso canile. O così, almeno, mi è stato detto. È una storia paradossale. Ma, anche se non conosco bene le condizioni del canile dove Agilulfo ha vissuto, dopotutto, penso, in molti casi, per un cane, è meglio vivere per strada che nella gabbia di un canile. Quando, anni fa, ho visto per la prima volta Agilulfo, ricordo che camminava solo per la strada, nella zona dove lavoravo. Ho iniziato a fare amicizia con lui offrendogli un po’ di crocchette. Nei giorni seguenti, poi, ci siamo incrociati altre volte. È stato inevitabile che alla fine decidessi di prenderlo con me – una decisione che, probabilmente, covava in me fin dalla prima volta che l’ho visto. Agilulfo è un cane docile, è vero. Ma è anche un cane dallo spirito libero. Benchè abbia accolto di buon grado portare il collare e passeggiare legato al guinzaglio (segno che, forse, in passato, ha vissuto con esseri umani), ha sempre aspirato alla libertà e a vagare libero. Ricordo molto bene come, fin dall’inizio, mi fece capire chiaramente che queste erano le sue prerogative non discutibili. A volte bastava semplicemente che mi distraessi un attimo affinchè, con uno scatto, trovasse la via di fuga e scomparisse veloce dietro un angolo (motivo per cui iniziai a motteggiarlo chiamandolo scherzosamente “il fuggitivo”). Inutile dire che, a meno che non mi trovassi in sella a una bicicletta, non avevo alcuna possibilità di stargli dietro: neanche un centometrista professionista riuscirebbe a stare dietro ad un cane lupo di trenta chili lanciato in corsa. Comunque sia, alla fine ritornava sempre a casa, anche se poteva passare mezz’ora o più a girovagare chissà dove prima di farsi rivedere, tornando a volte bagnato fradicio dopo un tuffo al mare o al fiume, altre volte con graffiate qua e là sul muso dopo qualche incontro con i gatti della zona. Questo è stato lo spirito che Agilulfo mi ha mostrato fin dall’inizio. E si può quindi ben capire come, nei miei numerosi e pazienti tentativi di lasciarlo a volte libero durante le passeggiate, non era possibile averlo sempre sotto controllo e stare tranquilli. Cosicchè, alla fine, rassegnato, sono stato costretto a tenerlo sempre al guinzaglio. Benchè mi impegnassi a portarlo a passeggio tutti i giorni, benchè, per dargli maggiore libertà di movimento, mi fossi fatto da me un guinzaglio con una corda di circa tre metri, e benchè spesso lo portassi in bicicletta, vedere Agilulfo legato al guinzaglio era però, per me, sempre un dispiacere. Ma oramai sono passati già alcuni anni da quel lontano giorno che presi Agilulfo dalla strada. E oggi non è più il ragazzo scattante che correva anche per mezz’ora dietro i gabbiani che si prendevano gioco di lui. Così, da un po’ di tempo, dove e quando posso, riesco a lasciarlo libero senza perderlo di vista, pur se non è sempre facile e a volte si allontana e va per i fatti suoi. Continua a leggere “Su Agilulfo e il desiderio di libertà” Autore Riccardo B.Scritto il 6 ottobre 201518 novembre 2024 I NAZISTI: SOSTENITORI DEI DIRITTI ANIMALI… E DEI DIRITTI UMANI Un argomento assai popolare tra i detrattori dell’animalismo è quello secondo cui il partito nazista fu particolarmente attento alla protezione degli animali. Da ciò se ne dovrebbe dedurre, secondo i sostenitori di questo argomento, che chi è impegnato nella difesa degli animali, sarebbe, in qualche modo, una persona moralmente perversa. Si tratta, ovviamente, di una tra le più classiche delle Reductio ad Hitlerum di tutti i tempi, seconda solo a quella sul sentimento zoofilo di Hitler. In realtà, il regime di Hitler si impadronì della tutela legislativa degli animali, così come dell’insieme delle istituzioni civili, intellettuali e culturali tedesche dell’epoca, al fine di presentarsi come un fautore del progresso illuminato della nazione. In questo quadro è interessante notare come il partito nazista, che si presentava agli occhi del popolo tedesco come un partito volto a migliorare le condizioni socioeconomiche della nazione, fosse attivamente impegnato in progetti filantropici con programmi di assistenza e sostegno alle fasce più deboli e bisognose della popolazione. Strano a dirsi, questo aspetto del regime nazista non sembra però preoccupare i detrattori dell’animalismo e ispirare lo stesso odio contro le associazioni umanitarie… Pochi sanno che il partito nazista, non appena salì al potere nel 1933, fondò il Nationalsozialistische Volkswohlfahrt (benessere popolare nazionalsocialista) o NSV, una importante organizzazione di assistenza sociale attiva durante il Terzo Reich che portava avanti programmi di assistenza per la maternità, l’infanzia e le fasce più giovani, assistenza medica e supporto alimentare: dopo il Deutsche Arbeitsfront (fronte tedesco del lavoro), il NSV era la più grande organizzazione del partito nazista. Manifesto nazista del Nationalsozialistische Volkswohlfahrt: «Salute, protezione dei bambini, lotta contro la povertà, assistenza ai viandanti, unione del popolo, aiuto alle madri: questi sono i compiti del NSV – Diventa un membro» Manifesto nazista del Nationalsozialistische Volkswohlfahrt: «Sostieni il programma di assistenza per madri e bambini» Bambinaia del Nationalsozialistische Volkswohlfahrt a passeggio con bambini (fonte: Wikimedia Commons) Un centro di assistenza per bambini del Nationalsozialistische Volkswohlfahrt (fonte: Alamy Stock Photo) Un centro di assistenza per malati del Nationalsozialistische Volkswohlfahrt (fonte: Alamy Stock Photo) Ogni anno, durante i mesi che andavano da ottobre a marzo, il NSV organizzava la Winterhilfswerk (assistenza invernale) o WHV, una raccolta fondi per finanziare le opere di carità in aiuto dei bisognosi durante i mesi invernali e fornire loro cibo, vestiti, carbone e altri beni di prima necessità. Manifesto nazista della Winterhilfswerk: «Nessuno deve patire la fame! Nessuno deve patire il freddo!» Manifesto nazista della Winterhilfswerk per invitare la popolazione alla donazione Volontari della Winterhilfswerk sistemano le riserve di cibo per i bisognosi Un ufficiale delle SS impegnato nella raccolta fondi della Winterhilfswerk per le strade di una città Rudolf Hess mentre contribuisce alla raccolta fondi della Winterhilfswerk con una donazione a due invalidi di guerra (fonte: Getty Images) Adolf Hitler insieme a Joseph Goebbels ad un concerto di beneficenza per la Winterhilfswerk alla Scala di Berlino (fonte: Getty Images) Adolf Hitler ad un evento di beneficenza della Winterhilfswerk (fonte: Getty Images) La Winterhilfswerk raggiungeva il suo culmine poco prima di Natale, nella cosiddetta Tag der nationalen solidaritaet (giornata di solidarietà nazionale), un evento a cui partecipavano tutti i maggiori esponenti del partito nazista per contribuire alle donazioni. Adolf Hitler alla Tag der nationalen solidaritaet mentre esegue una donazione a Magda Goebbels (fonte: Getty Images) Il partito nazista fondò anche il Nationalsozialistische Kriegsopferversorgung (assistenza nazionalsocialista alle vittime di guerra) o NSKOV, un’organizzazione di assistenza sociale per i veterani feriti gravi e i soldati di prima linea della prima guerra mondiale. Manifesto nazista del Nationalsozialistische Kriegsopferversorgung: «Compagni al fronte, compagni per la vita – Consulenza e assistenza in tutte le aree di bisogno» Spesso si sostiene, sdegnati, che è paradossale il fatto che, mentre da una parte i nazisti fecero approvare una serie di leggi protezioniste sul trattamento degli animali, dall’altra, perpetrarono uno dei più spaventosi genocidi della storia umana. Eppure, a me appare assai più paradossale il fatto che, mentre i nazisti spedivano milioni di esseri umani nei campi di concentramento e di sterminio, allo stesso tempo si preoccupavano dell’assistenza e della cura di altri esseri umani. Particolarmente esemplificativo di ciò è il fatto – testimoniato da Rudolf Hoss, comandante del centro di Auschwitz, nelle sue memorie – che «una buona parte del vestiario [recuperata dalla massa degli ebrei uccisi nelle camere a gas] era destinata alle organizzazioni assistenziali per gli sfollati, e più tardi fu messa a disposizione dei danneggiati dai bombardamenti [in Germania]» [1]. Note: 1. Rudolf Hoss, Comandante ad Auschwitz, Einaudi, 1997, p. 184. Autore Riccardo B.Scritto il 29 settembre 201517 novembre 2024 SU HITLER E L’AMORE PER GLI ANIMALI (E PER I BAMBINI) Spesso i detrattori dell’animalismo, nel tentativo di denigrare la difesa degli animali, affermano che Hitler fosse un grande amante degli animali. Benchè si tratti probabilmente della più popolare Reductio ad Hitlerum di tutti i tempi, e benchè la semplice zoofilia è cosa ben diversa dalla questione animale, questa affermazione solleva tuttavia un interessante interrogativo: Hitler era davvero un grande amante degli animali come i detrattori dell’animalismo dichiarano? E, se è così, come si può conciliare questo con la sua visione odiosa della vita umana? Come è noto, l’immagine di Hitler quale amante degli animali deriva direttamente dall’opera di propaganda del regime, impegnata a presentare il dittatore tedesco come un uomo «tanto semplice quanto buono», come lo descrisse lo stesso ministro della propaganda Joseph Goebbels. A tale scopo furono fatte circolare numerose fotografie che ritraevano Hitler in compagnia della sua celebre cagna, Blondi, o con altri animali: Una delle molte foto che ritraggono Hitler in compagnia di Blondi Hitler nutre due cerbiatti Hitler nutre un uccello che poi poggia sulla propria spalla Al di là della propaganda, tuttavia, foto come queste mostrano un lato verosimilmente autentico di Hitler, ovvero la sua simpatia per gli animali: è noto, ad esempio, che il dittatore tedesco fosse molto affezionato alla sua cagna Blondi (sebbene la sua simpatia per gli animali fosse una simpatia molto selettiva: ad esempio Hitler considerava i ratti delle «bestie schifose» o le galline degli animali irritanti da prendere a calci). Questo non dovrebbe sorprendere più di tanto. Bisogna infatti ricordare che, sotto molti aspetti, Hitler – così come molti tra i nazisti più noti – era una persona normale, persino mediocre, che, nella dimensione sociale dell’epoca, si conformava a tutti i canoni più tradizionali. Le deviazioni più spiccate nel suo pensiero riguardavano, da una parte, l’esaltazione per la razza ariana, e, dall’altra, l’atteggiamento di odio e disprezzo verso gli ebrei e, secondariamente, verso quei popoli considerati come inferiori dall’ideologia nazista. Come ovvia conseguenza di questa concezione allucinata della vita umana, il pensiero di Hitler era infine dominato dal timore ossessivo della contaminazione biologica della purezza ariana. In questo contesto risulta dunque chiaro come molti aspetti della vita privata non coinvolti da questa visione dell’esistenza potessero coesistere inalterati e venire normalmente accettati dalla comunità nazista. Così, comportamenti che per molti di noi sono considerati normali, come affezionarsi ad un cane o provare piacere nell’incontro inaspettato con un animale selvatico, non suscitavano alcun biasimo. Gli animali non umani, inoltre, sono biologicamente incompatibili con la specie umana e, quindi, a differenza di quelle popolazioni umane esecrate dall’ideologia nazista, non rappresentavano alcuna minaccia per la purezza della razza ariana. Sotto questa luce appare dunque evidente come, nella dottrina nazista, non sussistesse alcun motivo che potesse giustificare un’avversione verso gli animali. Il sentimento zoofilo di Hitler, pertanto, non è nè in contraddizione, nè (come propongono i detrattori dell’animalismo) in relazione con l’ideologia nazista. Si trattava, semplicemente, di un campo della sfera privata estraneo all’ideologia nazista, allo stesso modo di molti altri aspetti della vita personale come, ad esempio, la passione di Hitler per l’arte e la pittura. La propaganda nazista, tuttavia, si servì, esaltandolo, di questo aspetto ordinario del dittatore tedesco per forgiarne un’immagine pubblica virtuosa, dal momento che, nella Germania di allora, la benevolenza verso gli animali sembrava non dovesse mancare in ogni brava persona. Continua a leggere “Su Hitler e l’amore per gli animali (e per i bambini)” Autore Riccardo B.Scritto il 24 settembre 201517 novembre 2024 CONVERSANDO DI DIRITTI ANIMALI CON HITLER PT. V: IL TESTAMENTO DI MORTE Conversando di diritti animali con Hitler pt. I: sul vegetarianismo »»» Un testamento di morte rappresenta spesso un documento molto interessante per far luce sulla personalità del suo autore, in particolare all’interno della ricerca storica può rivelare informazioni importanti ed essenziali su un personaggio e offrire nuovi spunti per il dibattito tra gli studiosi. Un testamento di morte può indicare particolari intimi del defunto tenuti nascosti in vita, come preferenze parentali inattese, o fornire indicazioni sui caratteri più genuini della sua personalità, quali interessi, aspirazioni, principi, ideali e sogni particolarmente cari al testatore. In questo senso, anche il famoso testamento stilato da Hitler prima del suo suicidio può fornirci alcune indicazioni sulla personalità del dittatore tedesco. Il testamento di Hitler si presenta diviso in due parti: un testamento privato e un testamento politico [1]. Il testamento privato si apre con la notizia del sodalizio matrimoniale con la sua compagna di lunga data Eva Braun da poco celebrato. Hitler dichiara quindi di lasciare tutti i suoi beni al partito nazista (o, se questo «non dovesse esistere più, allora allo Stato»). Egli riferisce inoltre: «Ho acquisito collezioni di dipinti nel corso degli anni non per scopi privati, ma unicamente mosso dal desiderio di ampliare una pinacoteca della mia città natale, Linz. Mi auguro con tutto il cuore che si effettui questo lascito». Questa dichiarazione non stupisce: è infatti nota la passione dell’ideologo nazista per la pittura e l’arte in generale. Segue poi la decisione di lasciare «tutto ciò che può avere un valore personale o che può servire al mantenimento di un umile tenore di vita» alle sorelle, alla suocera e ai più fedeli collaboratori e collaboratrici. Questa prima parte del testamento si chiude infine con la volontà che il suo corpo e quello della moglie (che lo accompagnerà nel suicidio) vengano «bruciati sul luogo in cui ho svolto gran parte del mio lavoro quotidiano nel corso di questi dodici anni al servizio del popolo». Il testamento politico si presenta invece come una dichiarazione con appelli concitati e visionari intrisi di nazionalismo, militarismo e, naturalmente, antisemitismo, chiudendosi con l’invito al governo e al popolo tedesco «di opporre una strenua resistenza alla minaccia, sempre più vasta e velenosa, dell’internazionale giudaica». Al di là del suo carattere allucinato, il testamento politico non sorprende più di tanto, poichè non è altro che un testo in perfetto stile hitleriano, confermando quelli che sono i principi più radicati del leader tedesco. Sarebbe stato al contrario piuttosto insolito che Hitler, nelle sue ultime righe prima di togliersi la vita, non si esprimesse appellandosi ai valori che più di tutti, negli anni più intensi della sua vita, lo avevano ispirato nel pensiero e nell’azione. Continua a leggere “Conversando di diritti animali con Hitler pt. V: il testamento di morte” Autore Riccardo B.Scritto il 14 settembre 201422 aprile 2015 CONVERSANDO DI DIRITTI ANIMALI CON HITLER PT. IV: SULL’ANTROPOCENTRISMO Conversando di diritti animali con Hitler pt. I: sul vegetarianismo »»» Nei tre articoli precedenti, servendomi delle sue stesse parole e al di là delle credenze mitologiche dei detrattori dell’animalismo, ho mostrato come in Hitler non vi fosse traccia alcuna di un sincero sentimento di compassione per il mondo animale. Ciò, dopotutto, non dovrebbe sorprendere se si conosce il pensiero del dittatore tedesco e si ha la volontà di andare oltre la retorica superficiale e strumentale dei fanatici dello sfruttamento animale. Hitler condivideva infatti una visione della vita radicalmente antropocentrica, tipica della cultura specista, tanto che giunse a scrivere: > Se posso accettare un comandamento divino, questo è: preserva la specie > [umana]. [1] … Io sogno uno stato di cose in cui ogni uomo comprenda di dover > vivere e morire per la conservazione della specie [umana]. È nostro dovere > incoraggiare questa idea: lasciare che colui che si distingua nel servizio > della specie [umana] sia giudicato degno del massimo rispetto. [2] … La > convinzione che, obbedendo alla voce del dovere, si lavora per la > conservazione della specie [umana], aiuta a prendere le decisioni più > importanti. [3] Quali siano state poi «le decisioni più importanti» a cui approdò il dittatore tedesco nel suo impegno nel preservare la specie umana (dalle contaminazioni biologiche), sono ben note a tutti dai resoconti sull’operato nazista. Hitler, tuttavia, nella sua colossale impresa sterminatrice era sinceramente convinto di operare al «servizio della specie umana» in veste di magnanimo benefattore, incarnando una logica antropocentrica estrema e ben lontana dal pensiero antispecista. In altre parole, sono proprio le ansie antropocentriche di Hitler e le sue preoccupazioni per l’umanità a condurlo all’eliminazione della massa di coloro considerati subumani, un’impresa che ai suoi occhi si presentava come un necessario sacrificio per il bene del popolo umano. In un passo che sembra ispirato dalle tesi degli odierni fautori della sperimentazione sugli animali, Hitler dichiara: > Ho imparato che la vita è una lotta crudele, che non ha altro scopo che la > preservazione delle specie. … Io preferirei non vedere soffrire nessuno, non > nuocere a nessuno. Ma quando mi rendo conto che la specie [umana] è in > pericolo, allora nel mio caso il sentimento lascia il posto alla ragione più > fredda. Divento unicamente consapevole dei sacrifici che il futuro richiede, > per compensare i sacrifici che si esita a consentire oggigiorno. [4] Continua a leggere “Conversando di diritti animali con Hitler pt. IV: sull’antropocentrismo” Autore Riccardo B.Scritto il 7 agosto 20143 settembre 2015 CONVERSANDO DI DIRITTI ANIMALI CON HITLER PT. III: SUGLI ANIMALI Conversando di diritti animali con Hitler pt. I: sul vegetarianismo »»» Oltre alle questioni del vegetarianismo e della caccia, di cui ho discusso nei due precedenti articoli, resta ancora da esaminare l’aspetto centrale professato dai predicatori del mito zoofilo hitleriano, ovvero il suo (presunto) fondamentale sentimento di amore per il mondo animale e in particolare per i cani, persuasivamente giustapposto dai detrattori dell’animalismo al suo fondamentale sentimento di odio per il mondo umano e in particolare per gli ebrei. Anche in questo caso la raccolta delle sue conversazioni a tavola ci offre l’occasione per indagare su questo aspetto del leader del terzo Reich. Nell’opera, in effetti, compare qualche storiella sui cani. Tra queste, la più interessante e particolareggiata è quella di Fuchsl, il piccolo randagio suo compagno durante il servizio militare al fronte negli anni della Prima Guerra Mondiale. Nel rievocare i momenti vissuti con questo cane tra un aneddoto e l’altro, Hitler ricorda lo stretto legame che lo univa all’animale: > Ero incredibilmente affezionato alla bestia. Nessuno poteva toccarmi senza che > Fuchsl diventasse immediatamente furioso. Egli non avrebbe seguito nessuno ad > accezione di me. … Condividevo ogni cosa con lui. Quando veniva la sera, lui > usava accovacciarsi accanto a me. … Quando ho lasciato il treno ad Harpsheim, > all’improvviso mi sono accorto che il cane era sparito. … Ero disperato. [1] Da queste parole evidentemente traspare un sincero sentimento di affetto di Hitler per questo suo compagno non umano. Tuttavia, non sembra che questo slancio emotivo sia poi molto diverso dall’affetto che molti di coloro che hanno un cane, con cui riescono ad instaurare un genuino e profondo legame empatico, provano per il proprio amico o la propria amica scodinzolante. Anche la passione con cui Hitler narra delle vicende di Fuchsl è tipica di coloro che vivono con un cane, che spesso si lanciano in avvincenti storielle sul proprio beniamino. Ma tutto ciò, per chi non è annebbiato da sentimenti di odio per chi ama un animale, non sembra essere un motivo sufficiente per temere che queste persone (compreso il sottoscritto) si trasformino, da un giorno all’altro, in pericolosi criminali assassini. Eppure, nella loro scollegata razionalità, questo è proprio ciò che sostengono i fanatici della crudeltà animale: Hitler amava i cani, per cui provare un sentimento di affetto per un cane (o un qualsiasi altro animale) sarebbe indizio di una minacciosa perversione antiumana. Continua a leggere “Conversando di diritti animali con Hitler pt. III: sugli animali” Autore Riccardo B.Scritto il 24 luglio 201429 aprile 2015 CONVERSANDO DI DIRITTI ANIMALI CON HITLER PT. II: SULLA CACCIA Conversando di diritti animali con Hitler pt. I: sul vegetarianismo »»» Oltre alla questione del vegetarianismo di Hitler, di cui ho discusso nel precedente articolo, un altro aspetto interessante collegato al mito zoofilo hitleriano è quello della altrettanto celebrata avversione del dittatore tedesco per la caccia. Anche in questo caso la raccolta delle sue conversazioni a tavola ci offre la possibilità di far luce sulle opinioni dell’ideologo nazista riguardo a questa sanguinaria pratica, a partire dalla sua dichiarazione, già menzionata, in cui Hitler afferma orgoglioso: > Non sono un ammiratore del bracconiere, in particolare dal momento che sono > vegetariano; ma in esso io vedo il solo elemento di romanticismo nel > cosiddetto sport della caccia. [1] Da queste parole dovremmo concludere che, se Hitler era – come gli appassionati detrattori dell’animalismo dicono sia stato – uno strenuo oppositore della caccia, si trattava allora di un oppositore piuttosto originale, dal momento che rintracciava anche un’aura di romanticismo nella truce pratica venatoria, per di più riconducendola alla figura del bracconiere. Questa dichiarazione dovrebbe già da sola essere sufficiente per far sorgere più di qualche dubbio sulla genuinità di Hitler quale fervente oppositore della caccia, sebbene, in effetti, in un’altra conversazione egli dichiari apertamente la sua avversione per questa efferata attività. Il passo è particolarmente illuminante ed è bene citarlo per intero: > Io non vedo nulla di male nella caccia alla selvaggina. Semplicemente, dico > che si tratta di uno sport deprimente. Quello che mi piace di più della caccia > è il bersaglio e, accanto a questo, il bracconiere. Questo almeno rischia la > propria vita in questo sport. L’aborto più insignificante può dichiarare > guerra a un cervo. La battaglia tra un fucile a ripetizione e un coniglio – > che non ha fatto alcun progresso in tremila anni – è troppo impari. Se il > signor tal dei tali dovesse correre più veloce del coniglio, allora di fronte > a lui mi toglierei il cappello. [2] Chiaramente Hitler assume qui una posizione critica verso la caccia. Tuttavia occorre fare alcune osservazioni. Egli innanzitutto si riferisce agli animali uccisi come «selvaggina», dunque inquadrandoli già in un’ottica specista e connotandoli di un valore puramente utilitaristico ai fini umani: evidentemente per Hitler l’animale inseguito e ucciso ha valore solo in quanto «selvaggina», pietanza già destinata alla tavola umana, negando pertanto ogni concettualizzazione dell’individuo animale quale essere senziente con un proprio valore. Egli inoltre considera la caccia come un semplice «sport», definizione che denota una valenza amorale della pratica venatoria e la depriva di ogni richiamo alla violenza implicita. Continua a leggere “Conversando di diritti animali con Hitler pt. II: sulla caccia” Autore Riccardo B.Scritto il 19 giugno 201424 Maggio 2015 CONVERSANDO DI DIRITTI ANIMALI CON HITLER PT. I: SUL VEGETARIANISMO Nell’insistente campagna diffamatoria contro gli attivisti per gli animali promossa dai fanatici della crudeltà animale l’intera impresa verte sulla simbolizzazione dell’animalista quale entità collettiva intrinsecamente subdola, meschina e perniciosa. Un ruolo fondamentale in questo processo spetta, in un impiego di reductio ad Hitlerum da manuale, ad un mitico parallelo tra animalismo e nazismo, estremamente funzionale nei suoi effetti persuasivi per l’assimilazione dell’animalista con il male assoluto. Secondo questa costruzione mitologica il regime nazista, specie nelle sfere più alte del potere e a partire da Hitler, era pervaso da un profondo sentimento di amore per gli animali, tanto che vennero emanate leggi a protezione degli animali all’avanguardia e la sperimentazione sugli animali venne abolita e sostituita con la sperimentazione sugli esseri umani. Più di recente, poi, i deliri complottistici di certi fanatici della sperimentazione sugli animali hanno arricchito il parallelo nazisti-animalisti attribuendo al movimento animalista l’inverosimile uso strumentale di una propaganda mistificatoria che si ispirerebbe alle stesse metodiche persuasive messe in atto dal regime nazista. Un esempio eccellente della disinvoltura con cui viene professata questa ortodossia è rappresentato dall’infelice Premio Hitler, riservato alle «personalità che si sono particolarmente distinte nell’animalismo» [1]: una farneticante iniziativa istituita da FederFauna, orgogliosamente sostenuta da Giulia Corsini [2] (membro del consiglio direttivo di Pro-Test Italia) e aspramente criticata sia dal presidente dell’ANPI di Bologna [3], sia da esponenti autorevoli della comunità ebraica italiana [4,5]. L’insistenza ossessiva mostrata dai detrattori dell’animalismo nell’abuso dell’associazione tra animalismo e nazismo rivela tuttavia come tale retorica nasconda in realtà meri fini persuasivi a fronte di un abissale vuoto argomentativo. Questo mito è a tal punto suggestivo e diffuso che tuttavia permea anche ambienti culturali estranei allo schiavismo animale, venendo accettato acriticamente – con una superficialità e una pretestuosità argomentative sconcertanti – anche da autori per altri versi molto apprezzabili. Come è nella natura di ogni mito, la ripetitività dello stesso è sufficiente a renderlo dimostrato e dimostrabile, fino a lasciarlo assurgere al rango di dogma: per cui argomentare razionalmente l’esistenza di un preteso sentimento di amore per gli animali tra i nazisti si rivela, per il predicatore di turno, del tutto superfluo. Continua a leggere “Conversando di diritti animali con Hitler pt. I: sul vegetarianismo” Autore Riccardo B.Scritto il 3 giugno 201423 Maggio 2015 NAVIGAZIONE ARTICOLI Pagina 1 Pagina 2 … Pagina 5 Pagina successiva Articoli meno recenti ARCHIVIO Archivio Seleziona mese febbraio 2017 aprile 2016 ottobre 2015 settembre 2015 settembre 2014 agosto 2014 luglio 2014 giugno 2014 gennaio 2014 agosto 2013 luglio 2013 giugno 2013 Maggio 2013 aprile 2013 gennaio 2013 ottobre 2012 settembre 2012 agosto 2012 luglio 2012 giugno 2012 febbraio 2012 gennaio 2012 settembre 2011 luglio 2011 giugno 2011 Maggio 2011 ottobre 2010 giugno 2010 dicembre 2009 ottobre 2009 settembre 2009 agosto 2009 luglio 2009 giugno 2009 marzo 2009 agosto 2008 gennaio 2008 ottobre 2007 Animale Senz'altro Crea un sito web o un blog su WordPress.com * Iscriviti Sottoscritto * Animale Senz'altro Unisciti a 35 altri iscritti Registrami * Hai già un account WordPress.com? Accedi ora. * * Animale Senz'altro * Personalizza * Iscriviti Sottoscritto * Registrati * Accedi * Segnala questo contenuto * Visualizza il sito nel Reader * Gestisci gli abbonamenti * Riduci la barra Caricamento commenti... Scrivi un Commento... E-mail (Obbligatorio) Nome (Obbligatorio) Sito web Privacy e cookie: Questo sito utilizza cookie. Continuando a utilizzare questo sito web, si accetta l’utilizzo dei cookie. Per ulteriori informazioni, anche sul controllo dei cookie, leggi qui: Informativa sui cookie Progetta un sito come questo con WordPress.com Comincia ora