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14 febbraio 2022 - 13:20


LE MOTIVAZIONI DELLA CRISI TRA RUSSIA E UCRAINA


DI ANDREA MARINELLI

La crisi tra Ucraina e Russia, nonostante diversi tentativi diplomatici, è
giunta a un livello di tensione particolarmente elevato. Ma quali sono le cause
di questa crisi? Cosa c’è alla radice di una guerra che — per alcuni osservatori
— è già iniziata?

1. Da cosa nasce il conflitto fra Russia e Ucraina?
A febbraio 2014, il popolo ucraino ha cacciato il presidente filorusso Viktor
Yanukovich, instaurando un governo ad interim filoeuropeo non riconosciuto da
Mosca.

Vladimir Putin ha risposto annettendo la Crimea e incoraggiando la rivolta dei
separatisti filorussi nel Donbass, regione nel Sudest del Paese.

Oggi le generazioni più giovani spingono l’Ucraina verso l’Europa, e anche
l’attuale presidente Volodymyr Zelensky — eletto nel 2019 — è vicino
all’Occidente.

Il conflitto, però, ha radici più antiche e profonde. Il presidente russo
ritiene che il suo Paese abbia un «diritto storico» sull’Ucraina, che faceva
parte dell’Unione Sovietica fino al collasso del 1991: lo ha anche scritto
apertamente in un lungo articolo pubblicato lo scorso anno, in cui definisce
Russia e Ucraina «una nazione».

Il crollo dell’Unione Sovietica ha lasciato profonde cicatrici in parte del
popolo russo: lo stesso Putin lo aveva definito «la più grande catastrofe
geopolitica» e l’Ucraina era stata la perdita più dolorosa. In molti, scrive
David Sanger sul New York Times, ritengono che Putin si ritenga ora «in missione
per correggere questo errore».



Inoltre, lo scorso anno, l’Ucraina ha approvato una legge che proibisce a 13
oligarchi di possedere dei media per influenzare la politica, colpendo
direttamente l’amico di Putin Viktor Medvedchuck, uno degli uomini più ricchi
del mondo. Oltre alla sua attività di petroliere, infatti, Medvechuck — che è
ancora ai domiciliari, accusato di altro tradimento — è il leader del principale
partito filorusso d’Ucraina, Piattaforma dell’Opposizione, ed è proprietario di
un impero televisivo attraverso il quale diffondeva la propaganda di Mosca e
influenzava la politica ucraina. Poco dopo il suo arresto, Putin ha cominciato
ad ammassare truppe al confine.





2. Cosa c’entra in tutto questo la Nato?
L’Ucraina vuole entrare nella Nato, la Russia si oppone. Già dal 2008 — in
seguito al summit di Bucarest e prima dell’arrivo del governo filoeuropeo non
riconosciuto da Putin — Kiev stava lavorando per entrare nell’Alleanza
atlantica, che non può però accettare nuovi membri già coinvolti in conflitti.

Per essere ammessa, inoltre, l’Ucraina ha bisogno di combattere la corruzione
che domina nel Paese e di intraprendere un percorso di riforme politiche e
militari. In questo momento, dunque, un ingresso nella Nato è altamente
improbabile, anche per l’opposizione della Russia: per Putin l’ingresso
dell’Ucraina nell’Alleanza Atlantica sarebbe il punto di non ritorno, anche se
la Russia non ha formalmente alcun potere di veto. L’Ucraina, invece, chiede una
timeline precisa per entrare nell’Alleanza atlantica.

A questa domanda ha risposto, indirettamente, anche il presidente degli Stati
Uniti, Joe Biden: «La possibilità che l’Ucraina si unisca alla Nato in tempi
brevi è molto remota», ha detto il presidente americano. L’interferenza russa,
intanto, ha rinnovato anche le ambizioni di Paesi come Finlandia e Svezia, che
Mosca vorrebbe tenere fuori dal Trattato nordatlantico.

3. Perché la Russia teme l’allargamento della Nato?
Al momento solo il 6% dei confini russi toccano Paesi della Nato, secondo il
dipartimento di Stato americano. L’Ucraina però condivide con la Russia una
frontiera lunga 2.200 chilometri.

Il Cremlino vuole soprattutto mantenere la sua sfera d’influenza nell’area, e
vuole che la Nato rinunci alle sue attività nell’Est Europa, tornando alla
situazione del 1997: da allora sono diventati membri dell’Alleanza atlantica
Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania,
Romania, Slovacchia, Slovenia, Albania, Croazia, Montenegro e Macedonia del
Nord.

Questo significherebbe che la Nato dovrebbe ritirare le proprie truppe dalla
Polonia e dalle tre repubbliche baltiche, oltre che i propri missili da Polonia
e Romania.

Mosca accusa infatti la Nato di riempire l’Ucraina di armi e gli Stati Uniti di
fomentare le tensioni.

Per questo Putin, parlando dopo l’incontro con Macron del 7 febbraio, ha parlato
anche del suo arsenale atomico: «Lo capite o no che se l’Ucraina entra nella
Nato e tenta di riprendersi la Crimea con mezzi militari, i Paesi europei
saranno automaticamente trascinati in una guerra con la Russia? Ovviamente i
potenziali militari di Russia e Nato sono imparagonabili, e lo sappiamo. Ma
sappiamo anche che la Russia è uno dei Paesi dotati di armamenti nucleari, e che
per alcune componenti supera il livello di diversi Paesi. Non ci saranno
vincitori. Voi europei sareste trascinati in una guerra contro la vostra
volontà».

4. Putin dice che non invaderà l’Ucraina: è credibile?
I fatti indicano una situazione diversa: in particolare il massiccio
schieramento di soldati lungo il confine, il sostegno ai separatisti del Donbass
— ai quali è stato fornito mezzo milione di passaporti russi — e la minaccia di
dure conseguenze se l’Ucraina dovesse fare qualcosa di provocatorio.

Putin ha inoltre già attaccato la Cecenia nel 1999, la Georgia nel 2008, la
stessa Ucraina nel 2014 e la Siria nel 2015. Come nota Henry Foy sul Financial
Times, però, si sta verificando anche un approccio piuttosto inusuale per la
diplomazia moderna: la Casa Bianca, la Nato e l’Unione europea stanno
diffondendo una grande quantità di briefing, informazioni di intelligence,
minacce e accuse di vario genere — materiale in genere riservato ai negoziati —
al fine di evitare una guerra.

Tutto questo, spiega il corrispondente da Bruxelles del quotidiano britannico,
ha esposto al pubblico globale le divisioni del fronte occidentale su come
affrontare la Russia.

5. Ma come giustifica Putin lo schieramento dei soldati al confine?
La Russia ritiene di poter muovere le truppe a suo piacimento all’interno del
proprio territorio, spiega il corrispondente da Mosca della Bbc Steve Rosenberg.
Non solo: sono in corso anche esercitazioni («programmate») con la Bielorussia.

6. Perché gli Stati Uniti si interessano all’Ucraina?
Come scritto da Giuseppe Sarcina qui, «il presidente americano non ha cercato lo
scontro con i russi: la sua agenda era un’altra. Biden è convinto che la crisi
ucraina sia piena di rischi anche sul versante della politica interna. Il motivo
è molto semplice. Se Putin bluffa o alla fine si arriva a un accordo, saranno in
molti a rivendicarne i meriti. Ma se il leader russo attacca e paralizza mezzo
Occidente, allora tutti chiameranno in causa le responsabilità, la «debolezza»
di Biden. All’inizio del 2021 l’Amministrazione Usa pensava di poter
«stabilizzare» le relazioni con il Cremlino, offrendo collaborazione sul
terrorismo e un piano graduale di disarmo. Oggi è costretta, suo malgrado, a
dover aggiornare la linea politica, preparandosi a uno scontro con Mosca da anni
Sessanta. La Casa Bianca, inoltre, non vuole farsi trovare impreparata a nessun
livello, a costo di apparire allarmista. Ecco perché, tra l’altro, sta
sollecitando i cittadini americani a lasciare Kiev: non si devono ripetere le
disastrose e umilianti scene di panico viste a Kabul nell’agosto scorso».

Gli Stati Uniti vogliono di certo limitare l’influenza di Vladimir Putin —
temono l’espansione russa nell’Europa dell’Est — e difendere il principio per
cui ogni Paese ha il diritto di scegliersi il proprio destino e le proprie
alleanze: non solo per l’Ucraina, ma per tutti i Paesi che facevano parte del
Patto di Varsavia e che negli anni Novanta sono passati con la Nato.

«C’è una ragione fondamentale per cui gli Stati Uniti e il resto del mondo
democratico dovrebbero sostenere l’Ucraina nella sua battaglia contro la Russia
di Putin», scrive Francis Fukuyama su American Purpose. «L’Ucraina è una vera
democrazia liberale, anche se in difficoltà. La popolazione è libera, in un modo
in cui i russi non lo sono. Possono protestare, criticare, mobilizzarsi e
votare. Per questo Putin vuole invadere l’Ucraina: la vede come una parte
integrante della Russia, ma sopratutto ne teme la democrazia che può proporre un
modello ideologico alternativo per il popolo russo».

Secondo Fukuyama, quindi, l’Ucraina oggi è lo Stato in prima linea nella
battaglia geopolitica globale fra democrazia e autoritarismo.

La crisi ucraina, inoltre, trascende i confini europei: anche la Cina sta
osservando attentamente la risposta occidentale, scrive lo storico, mentre
valuta i rischi di reincorporare Taiwan. «A Washington», scriveva ancora
Sarcina, «ora è chiaro a tutti che la partita sia doppia. La vice segretaria
agli Esteri, Wendy Shelman, lo ha detto esplicitamente: se diamo via libera a
Putin, stiamo anche consegnando Taiwan a Xi Jinping».



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