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SIMPLY MY BLOG – IL BLOG DE LAFRA

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ARTICOLI RECENTI

 * È stato un anno meraviglioso e non ho bisogno di facebook per ricordarmelo (o
   forse sì)
 * [LIBRI] Cosa avrebbe scritto Van Gogh a suo fratello Theo se fosse stato un
   art director?
 * Ho sorriso (il mio viaggio in Cambogia e Thailandia)


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È STATO UN ANNO MERAVIGLIOSO E NON HO BISOGNO DI FACEBOOK PER RICORDARMELO (O
FORSE SÌ)

In questi giorni la mia timeline è stata riempita da post che iniziano con “È
stato un anno meraviglioso”: il regalo di Natale di facebook ha colpito ancora.

Il mio è stato un anno davvero meraviglioso per tanti e tanti motivi e facebook
può ricordarmelo solo in parte.

FAMIGLIA

Nel 2014 ho avuto la fortuna di vedere tutta la mia famiglia: quella romana,
quella inglese, mio fratello Alessandro e quello giramondo Massimiliano.





Ho trascorso tempo con i miei adorati genitori che si lamentano sempre perché
non mi vedono mai, e hanno ragione, ma proprio a loro dedico questa citazione

> Senza emozioni il tempo è solo un orologio che fa tic-tac

Grazie per le emozioni che mi regalate ogni giorno



 AMICI

In questo periodo natalizio mi sono resa conto di quanti amici io abbia tanto da
arrivare a pensare “forse dovrei lasciarne perdere qualcuno” perché hai paura di
non riuscire a dedicare abbastanza tempo ad ognuno. Amici di infanzia, colleghi
che sono diventati amici fuori dall’ufficio, persone a cui ti sei legata perché
condividi con loro passioni come la fotografia, la comunicazione, Star Wars :-).
“Dove troverò il tempo per tutti?” e poi quando li vedi realizzi che a volte è
sufficiente quella serata insieme, anche fosse poche volte in un anno, per
tenere vivo un rapporto che è ancora capace di regalarti nuovi ricordi e farti
rivivere quelli passati.

Riuscire ad esserci a (quasi) tutti i compleanni, matrimoni, battesimi
nonostante impegni di lavoro, inviti last minute, la necessità di prendere un
aereo o un treno, immortalando nuovi amici e festeggiamenti devo dirvi mi fa
sentire molto orgogliosa.






VIAGGI

Vi ho già raccontato del mio viaggio in Thailandia e Cambogia? Scherzo, per
almeno due mesi non ho parlato di altro, lo so. Quello che non vi ho detto è che
quella che chiamo la thainess, ossia la spensieratezza, la voglia di affrontare
tutto con un sorriso, il volermi bene, non si è esaurita e penso (o spero) che
non mi abbandoni mai.


ROMANTICISMO

Un po’ come succede nell’oroscopo ora ci potrebbe essere la voce AMORE ma no, la
tengo per me. Posso però dirvi che questo 2014 mi ha regalato la voglia di
essere di nuovo romantica, di avere gli occhi a cuore, le farfalle nello
stomaco, di trovarmi ad avere un sorriso inebetito sulla faccia per un ricordo o
un messaggio, di scrivere frasi da carie ai denti. Mi era diventato facile
pensare che non mi sarebbe più successo, e invece…

ME

Quest’anno mi sono presa cura di me stessa e a volte mi sono detta “Che figa che
sei”.

Ho accettato con entusiasmo nuove sfide lavorative.

Ho ripreso ad insegnare.

Ho scritto ogni tanto, quando ne avevo voglia, senza costrizioni e rileggendomi
mi sono piaciuta.

Mi sono svegliata alle 6:30 per andare a correre.



Ho ballato hip hop, a 34 anni.



Ho guardato meno la bilancia e più il mio sorriso.

Un anno davvero meraviglioso. Grazie a tutti quelli che si sono ritrovati in un
modo o nell’altro in questo post.

 

 

 





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Scritto il 25 Dicembre 2014Categorie Personal


[LIBRI] COSA AVREBBE SCRITTO VAN GOGH A SUO FRATELLO THEO SE FOSSE STATO UN ART
DIRECTOR?

Diverso tempo fa ho ricevuto una mail da un copywriter di Milano che ha scritto
un libro sotto lo pseudonimo Lutile Idiota.

> Ti scrivo perché vorrei regalartelo e mi farebbe davvero piacere se,
> leggendolo, tu lo trovassi divertente… e ne parlassi poi ai tuoi follower. Nel
> bene e nel male.



Ho lasciato trascorrere diverse settimane prima di iniziare e poi tra una corsa
in treno e un appuntamento dal dentista l’ho finito.

Narra la vita di un account director raccontata attraverso le lettere che Van
Gogh scriveva a suo fratello Theo. Una scelta azzeccata capace di rendere ancora
più drammatici alcuni momenti topici della vita all’interno di un’agenzia
pubblicitaria e allo stesso di sdrammatizzarli.

Vi riporto alcuni esempi.

LA PRIMA CAMPAGNA PUBBLICITARIA

> è un’enorme soddisfazione sapere che il vero rumore di ogni comunicazione, la
> cosa che motiva in TV un cambio repentino di canale, la cosa che provoca
> fastidio in migliaia di persone, sia proprio roba tua. Non si può spiegare.
> Sono commosso, mi viene da piangere.

IL BRIEF

> Un mio collega mi ha detto che esiste un armadietto a tenuta stagna dove
> vengono riposti i brief appena presi dal cliente. E conservati per settimane
> intere. Poi, a due giorni dalla consegna del lavoro, l’armadietto viene
> riaperto alla presenza di un notaio e vengono assegnati i lavori da fare.

LA GARA

> Non si possono fare domande, non si tollerano errori, si rimandano gli
> appuntamenti personali, si consegnano tutte le armi all’ingresso dell’agenzia
> e si ritirano all’uscita.

Grazie Lutile (chiamarlo Idiota mi sembra scortese) e buona lettura a voi 🙂



 





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Scritto il 7 Dicembre 2014Categorie Books


HO SORRISO (IL MIO VIAGGIO IN CAMBOGIA E THAILANDIA)

Ho sorriso all’inglese maccheronico e alle domande come “Restaurant, where?”
perché l’inglese di Oxford, quello del genitivo sassone e dei question tags, è
incomprensibile.

Ho sorriso ai refusi, nei menu e nelle insegne dei negozi, perché non dovevo
correggerli.



Ho sorriso ai tacchi, a quelli che ti slanciano e ti fanno sentire più bella,
perché non ho dovuto indossarli per compiacermi davanti allo specchio.

Ho sorriso alle infradito, quelle che ti tagliano la pelle tra l’alluce e il
secondo dito del piede, perché il mare disinfetta la ferita.

Ho sorriso ai motorini, quelli che trasportano famiglie di quattro persone,
perché sono diretti verso una casa.




Ho sorriso al pantalone taglia unica, perché puoi essere una 38 senza curve o
una 46 che ne ha in abbondanza, a lui non importa.

Ho sorriso alla fretta perché non averla ti fa cogliere ogni minimo dettaglio,
davanti o dietro al mirino di una macchina fotografica.



Ho sorriso ad ogni sguardo, quelli furtivi dei passanti, quelli attenti dei
bambini, perché occhi così belli non ne ho mai visti.




Ho sorriso tanto.

E volete sapere una cosa? Sorrido ancora.







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Scritto il 28 Ottobre 20147 Dicembre 2014Categorie Senza categoriaTag cambodia


QUANDO INCONTRARSI NON È UNA COSA SCONTATA

Ho creato questo blog nel giugno 2006 e più o meno da allora ho iniziato a
conoscere persone che come me sono appassionate di internet, di social
networking, di tecnologia, di media, etc. Le conoscevi o le riconoscevi ad un
convegno, ad un barcamp, ad una girl geek dinner e poi le seguivi in rete, fino
al prossimo incontro diciamo reale.

Poi succede che con alcuni stringi una relazione che va aldilà del like o del
retweet, e va anche aldilà degli “eventi comandati”, quelli in cui magari non ti
sei messo d’accordo con nessuno, dove vai e pensi “chissà chi becco”. Con alcuni
decidi di vederti anche in contesti diversi, più personali, familiari: il tuo
pub di fiducia, dove vai e non fai nemmeno checkin perché per te è un luogo
intimo, la tua casa, il parco dove vai a rilassarti leggendo. E quando inviti
una di quelle persone che hai conosciuto online in alcuni di questi spazi si
crea un legame forte, di poche parole e tanti gesti, sorrisi, abbracci, perché
questo tipo di condivisione non è affatto scontato.

Marco per me era una di quelle persone. Come me condivideva tanto con tanti e
poi se si affezionava era pronto ad aprirti la porta di casa, a presentarti la
sua splendida famiglia, a farti sentire parte della sua vita.

Non riesco a ricordare quando ho visto Marco la prima volta ma so che non mi
sono mai sentita come un’estranea per lui. Sono sicura che abbia fatto questo
effetto su tanti. Era una delle cose belle di lui.

Mi chiamava la sua “figlia grande” e tutte le volte che ci siamo visti non ha
mai perso occasione per invitarmi a cena, come se ci tenesse a creare momenti da
trascorrere insieme che non fossero quelli casuali o dettati da dinamiche più o
meno lavorative.

Conservo due ricordi bellissimi di Marco.

Il primo è il concerto di Celine Dion: sono andata lì con mia madre e ad un
certo punto sento una voce che urla “LaFraaa!”: era seduto in mezzo ad una
decina di uomini in giacca e cravatta e lui invece in camicia a quadretti beige
e l’immancabile taglio di capelli alla Wolverine, solo brizzolato. Incontrarsi
in quell’occasione è stata una vera festa, abituati a vedersi ai convegni essere
lì insieme ci era sembrato un evento eccezionale. Negli anni successivi ne
abbiamo parlato innumerevoli volte nell’imbarazzo generale dei presenti che non
potevano capire cosa ci fosse di così entusiasmente in un concerto di Celine
Dion.

Il secondo è in Puglia, nella sua casa al mare, con Paola e le figlie. Stavo
facendo un viaggio itinerante e quando Marco mi ha proposto di andare a trovarlo
ho accettato subito. Mi ricordo un abbraccio forte, sincero, quasi paterno.

Ecco io lo so che per tante persone Marco era un guru, un pioniere di internet,
uno di quelli che trovi linkato alla fine delle citazioni, ma per me era
soprattutto una persona che non dava nulla per scontato.

Grazie, mi mancherai.

Funky Professor e LaFra (Concerto di Celine Dion, 2008)




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Scritto il 14 Ottobre 201314 Ottobre 2013Categorie Personal


[NERD & THE CITY]: LA RUBRICA DEI MIEI SOGNI

Un’idea nata d’estate e diventata realtà un mese fa quando ho pubblicato il
primo articolo

[NERD & THE CITY] Sei una ragazza nerd? Scoprilo!

LaFra su Chooze.it

Una rubrica che parla di ragazze come me, spesso definite nerd perché
appassionate di Star Wars, di videogiochi, di film fantasy, di tecnologia e di
altri elementi appartenenti appunto all’immaginario nerd.

Per me la Ragazza Nerd non è solo questo, non è semplicemente la versione
femminile di uno stereotipo tipicamente maschile, descriverla vuol dire
raccontare l’ironia che sottende le sue passioni, come influenzano il suo modo
di vivere, di relazionarsi con gli altri, di vivere gli spazi, fisici e non.

Non è facile definire la Ragazza Nerd, non si può ingabbiarla in una definizione
di Wikipedia. Va osservata, studiata, vissuta, sono intorno a noi, in mezzo a
noi, in molti casi siamo noi, proprio come quelli che benpensano, ma sono più
difficili da riconoscere. Non solo. Frequentare la ragazza Nerd richiede un
approccio empirico e un certo interesse verso la teoria Darwiniana.

Quindi leggete e condividetene tutti.

Ah, non la trovate qui ma su Chooze.it, un progetto editoriale che mi è piaciuto
subito e di cui sono entusiasta di far parte. Grazie a Giacomo, Manuela e
Ottavio per avermi coinvolta.


GLI ARTICOLI DELLA RUBRICA

 * (9 settembre) [NERD & THE CITY] Sei una ragazza nerd? Scoprilo!
 * (23 settembre) [NERD & THE CITY] La Ragazza Nerd in vacanza
 * (7 ottobre) [NERD & THE CITY] La Ragazza Nerd Incontra Il Ragazzo Normale
 * (21 ottobre) [NERD & THE CITY] La Ragazza Nerd incontra il Ragazzo Nerd
 * (4 novembre) [NERD & THE CITY] Il Fidanzato Nerd
 * (26 novembre) [NERD & THE CITY] Il Principe #007fff
 * (17 dicembre) [NERD & THE CITY] Cosa regalare ad una Ragazza Nerd
 * (20 gennaio) [NERD & THE CITY] I buoni propositi Nerd
 * (10 febbraio) [NERD & THE CITY] Nostalgia Canaglia Vol. 1.0
 * (24 marzo) [NERD & THE CITY] E se le principesse Disney fossero vissute oggi?





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Scritto il 12 Ottobre 20136 Ottobre 2014Categorie Donne, Nerd & The CityTag
choozeit, collaborazioni, nerd, nerd&thecity, ragazzanerd, rubrica


DI LEONI, SCARPE GIALLE E RICORDI

I buoni propositi non sono il mio forte, del resto chi riesce davvero a
mantenerli?

Uno dei miei di quest'anno era scrivere almeno un post al mese, direi che ho
fallito miseramente.

Ci voleva Io Donna con l'iniziativa A passo di donna a farmi tornare la voglia.

Poi se il tema è Cannes e nello stesso articolo le mie adorate scarpe gialle
direi che ogni restistenza è futile.

Un'intervista di tre sole domande ma tante emozioni

 * Chi sei (raccontaci qualcosa di te e di quello che fai nella vita, le tue
   passioni, quello che ti fa sognare)
 * Il traguardo raggiunto (c’è un momento nella tua vita professionale o privata
   in cui hai capito di aver raggiunto un traguardo, raccontaci qual è!)
 * Le scarpe indossate (Per andare lontano servono passione, talento e…buone
   scarpe! Quali avevi ai piedi in quel momento o quali sono per te quelle che
   simboleggiano quel momento?)



Non vi anticipo niente anche se per alcuni di voi sarà un rileggere le emozioni
che ho già raccontato allora proprio in questo blog.





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Scritto il 18 Giugno 201318 Giugno 2013Categorie Donne, PersonalTag canneslions,
interview, intervista, iodonna, obiwan, scarpe, shoes, women


GRAPH SEARCH: FACEBOOK ZMOT (ZERO MOMENT OF TRUST)

È il trending topic del momento tra gli addetti ai lavori: il Graph Search di
facebook.

La prima vera innovazione del 2013 dopo un 2012 ricco di piccole grandi novità.

> Graph Search può aiutarti a trovare istantaneamente altre persone, conoscere
> più cose su di loro e fare connessioni, esplorare foto, trovare rapidamente
> luoghi come attrazioni locali e ristoranti, e conoscere interessi comuni come
> musica, film, libri e altro ancora. Tutti i risultati sono unicamente basati
> sulla forza delle relazioni e delle connessioni [Fonte: blog.tagliaerbe.com]

“Search”, “trovare”… è praticamente immediata l’associazione con Google, ossia
il motore di ricerca per eccellenza nonché big competitor di Facebook , tanto
che Zuckerberg ha messo subito le mani avanti specificando che il Graph Search
non è come la ricerca generalista ma un modo di cercare informazioni all’interno
del proprio network di contatti, il Social Graph.

> Nell'esempio illustrato dal CEO, la ricerca sul Web prevede l'immissione della
> chiave di ricerca hip-hop per poi ottenere milioni di risultati con annessi
> link. Il funzionamento di Graph Search prevederà invece la digitazione della
> più lunga domanda a quali tra i miei amici piace l'hip-hop? [Fonte
> punto-informatico.it]

Tutti d’accordo quindi nel comprendere che il Graph Search sia una modalità di
ricerca diversa da quella di Google, meno sul fatto che non siano in
competizione. Entrambe soddisfano un bisogno, partono da un insight e questo le
rende potenzialmente sostituibili.

Vi guido nel mio ragionamento.

Chi mi conosce sa che ho il bisogno di contestualizzare ogni mutamento inerente
ai social media in una cosiddetta visione d’insieme, in una sorta di percorso
evolutivo, e quando penso alla trasformazione di facebook mi immagino un gruppo
di persone attorno ad una lavagna con sopra disegnato lo schema stilizzato del
path-to-purchase, ossia del percorso d’acquisto, e lunghe discussioni e
confronti per capire come presidiare ogni singolo step attraverso le
potenzialità del social networking.

Le integrazioni all’interno dell’offerta di facebook lanciate nel 2012 sono
infatti mirate a dare strumenti alle aziende per raggiungere il proprio target
in particolare nelle ultime fasi del percorso d’acquisto.

Exchange (FBX) ad esempio

> Facebook Exchange è un modello di pubblicità basato su un sistema di offerte
> in tempo reale ( Real-Time Bidding), dove gli ad sono piazzati grazie ad
> alcune piattaforme, note come demand-side platforms (Dsp) […] In pratica si
> tratta di integrare la cronologia di navigazione dell’utente nel sistema di
> offerta pubblicitaria, come già fatto da Google e altre aziende. Un esempio?
> Se avete cercato un biglietto per le Hawaii su un sito di viaggio ma non lo
> avete comprato, allora lo stesso sito potrebbe comparire nell’ormai famigliare
> barra laterale proponendovi di acquistare un biglietto per Honolulu o una
> stanza in un hotel" [Fonte Wired.it]

è stato spiegato al mercato con lo schema qui sotto, un path-to-purchase
suddiviso nelle due macrofasi Demand Generation e Demand Fulfillment



Più immediato in questa logica è il lancio delle facebook offers,

> la funzione Facebook offers è il servizio di social shopping […] che consente
> alle aziende proprietarie di una fanpage di pubblicare offerte e sconti
> esclusivi per i propri fan [Fonte Ninjamarketing.it]

che strizza l’occhio ai deals e al commercio elettronico lavorando quindi
sull’intenzione d’acquisto e sull’effettivo purchase.

Anche le custom Audiences

> Custom audience: strumento che consente di fare il matching tra i propri fan e
> una propria lista proprietaria di contatti (es. Mailing list) in modo da poter
> creare annunci profilati ai già clienti o prospect della nostra azienda [Fonte
> digitalmarketinglab.it]

trovano il loro posto in questo ragionamento in quanto rendono facebook uno
strumento prezioso di CRM accrescendone l’importanza nella fase di
fidelizzazione e quindi di riacquisto del prodotto o del servizio.

E il Graph Search?

Che ruolo potrebbe avere all’interno del percorso d’acquisto? Quale fase
influenza?

Proprio come nel mio immaginario, mi sono messa davanti ad una lavagna, ho
coinvolto i miei colleghi, mi sono dotata di pennarelli colorati e ho disegnato
la mia personale visione di path-to-purchase, o almeno quella che trovo più
comoda per i miei ragionamenti.

Sono partita dalle fasi:

 * AWARENESS: vengo a conoscenza dell’esistenza di un prodotto/servizio
 * INTEREST: il prodotto/servizio cattura la mia attenzione. Voglio saperne di
   più
 * CONSIDERATION: prendo in considerazione l’idea di comprarlo . Chiedo
   conferme. Raccolgo stimoli
 * INTENTION TO BUY: lo comprerò
 * PURCHASE: lo compro
 * LOYALTY (RE-PURCHASE): mi piace, lo ricompro. Lo consiglio.

Successivamente ho inserito nello schema i servizi di facebook citati e il
search di Google.

Coerentemente con quanto teorizzato da Google ho inserito a metà strada tra
Interest e Consideration la sigla ZMOT, ossia Zero Moment of Truth.




ZMOT rappresenta la ricerca della "Verità" attraverso le informazioni
disponibili in rete prima di procedere all’acquisto.

In cosa si differenzia il Graph Search di Facebook? Come dice Zuckerberg


“WE CAN ANSWER A SET OF QUESTIONS THAT NO ONE ELSE CAN REALLY ANSWER. ALL THOSE
OTHER SERVICES ARE INDEXING PRIMARILY PUBLIC INFORMATION, AND STUFF IN FACEBOOK
ISN’T OUT THERE IN THE WORLD — IT’S STUFF THAT PEOPLE SHARE.”

La keyword in questo caso è ancora una volta People: persone che conosciamo,
persone di cui spesso ci fidiamo per le nostre scelte. Se cerco informazioni su
un film di cui ho sentito parlare e scopro tramite facebook che la mia migliore
amica lo ha già visto e non le è piaciuto in un attimo ho ottenuto il dettaglio
più importante tra tutti quelli che potevo trovare in rete. Forse non ho nemmeno
il bisogno di proseguire con la ricerca.

E se invece di un film fosse un ristorante? O un telefono cellulare?

Il Graph Search e la cosiddetta ricerca generalista sono diverse ma
potenzialmente sostituibili nel path-to-purchase. Entrambi fanno leva sulla fase
di Interest e Consideration (spesso a loro volta sovrapponibili per acquisti non
complessi): il primo sulla sfera più razionale, l’altro su quella più istintiva
ed emozionale.

In entrambi i casi quindi possiamo parlare di ZMOT: con il Graph Search la
ricerca del TRUTH, della verità, fa posto al Power of TRUST, alla fiducia che
abbiamo non tanto nel nostro network, ma nella conoscenza delle persone che ne
fanno parte.

Sarà interessante osservare nel tempo come il Graph Search impatterà nelle
decisioni di un’azienda e come influirà sugli investimenti pubblicitari.

Come direbbe mia mamma “Watch this space”.



[Grazie a Mattia e a Stefano per avermi accompagnato in questo percorso e per
avermi aiutato a dar vita a questo post]





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Scritto il 25 Gennaio 20135 Febbraio 2013Categorie Advertising, Social Network,
StrategyTag customaudiences, facebook, facebookexchange, facebookoffers, fbx,
graphsearch, pathtopurchase, search, zmot


COME AUMENTARE IL NUMERO DI FAN? CHIEDI A S.A.M. (SOCIAL ASSETS MAP)

Prima di partire per le tanto attese vacanze estive ho letto un articolo di
Vincenzo Cosenza su CheFuturo dal titolo “5 indizi per capire se la tua azienda
sbaglia tutto sui social media”, dove in terza posizione troviamo “il successo
legato al numero dei fan/follower”:

> Ci sono due tipi di aziende che sbagliano l’approccio alla misurazione: quelle
> che preferiscono non misurare i risultati delle proprie attività sui social
> media e quelle che lo fanno considerando le metriche sbagliate. Le prime
> pensano che sia inutile qualsiasi tipo di analisi scientifica perché
> l’importante è esserci dato che ci sono anche i concorrenti. Le seconde,
> pensando di essere più sveglie, applicano le logiche di misurazione dei mass
> media a spazi relazionali. […] Quante volte avete sentito parlare di obiettivi
> di questo tipo “entro l’anno dobbiamo superare il milione di fan” […] Sarebbe
> più opportuno ragionare in termini di engagement ossia di reale
> coinvolgimento. Ad esempio quanti e quali, tra fan e follower, considerano
> talmente interessanti le attività messe in campo da rilanciarle o scriverne? E
> inoltre qual è il giudizio che ne danno?

Ovviamente non posso che essere d’accordo con il punto di vista di Vincos, la
corsa ai fan fine a se stessa è un approccio sbagliato verso i social media e un
investimento economico, seppur efficace, decisamente poco efficiente.

Allo stesso tempo non condivido l’atteggiamento di condanna che molti hanno nei
confronti di questo kpi quantitativo senza motivarne le ragioni, incapaci di
spiegare che per molte aziende la costruzione di una fanbase numerosa
rappresenta il primo step di quello che potremmo definire un path-to-engagement
o più in generale di creazione di una community. Banalmente parlando credo che
in pochi consiglierebbero di creare una pagina senza spingerla con un minimo
investimento in facebook ads, scelta contestabile nel caso in cui questa sia
l’unica azione proposta.

A mio avviso la domanda “Come posso aumentare il numero dei miei fan?” può avere
una risposta sanzionatoria (“stai sbagliando a farmi la domanda”), tattica
(“dammi tot mila euro per tot mila fan”) oppure strategica per il brand e
costruttiva per il potenziale rapporto di fiducia tra i due interlocutori.
Personalmente in questi casi colgo la palla al balzo per mettere giù le basi del
ragionamento che può sottendere a questa domanda:

 * I fan non sono interazioni con un link ma sono le stesse persone che puoi
   trovare al supermercato a comprare il tuo prodotto o a parlare del tuo
   disservizio mentre bevono il caffè con le amiche (a meno che non siano BOT ma
   questo è un altro discorso)
 * facebook non è uno spazio chiuso, molti dei contenuti visibili al suo interno
   sono frutto di un’azione che è accaduta in un ambiente esterno e diversi siti
   internet consentono di fruire di una navigazione e di risultati di ricerca
   personalizzati grazie all’utilizzo del proprio account
 * la pagina facebook è oggi un owned media (o “rented”?) a disposizione
   dell’azienda verso il quale ha senso spingere traffico e a cui dare
   visibilità all’interno delle proprie attività di comunicazione e non solo

Per semplificare l’esposizione di questi concetti ho creato una mappa di
posizionamento degli asset che un’azienda dispone per costruire la propria
community all’interno di un social network come facebook e l’ho chiamata S.A.M.
(Social Assets Map).

Gli assi che ho utilizzato sono: pubblicitari vs non pubblicitari e all’interno
di facebook vs fuori dal social network.

All’interno dei quadranti ho quindi inserito

 * adv + facebook : facebook advertising
 * not adv + facebook: pagina facebook e apps
 * adv + not facebook: tutti gli altri media online e offline come televisione,
   stampa quotidiana e periodica, radio, online display advertising, cinema,
   etc. 
 * not adv + not facebook: owned media a disposizione dell’azienda, dal sito
   internet al flagship store, dal packaging di prodotto al sacchetto della
   spesa.



(GRAZIE A LAURA PER LA GRAFICA)

Ovviamente la mappa non ha la pretesa di essere esaustiva ma di cogliere
l’opportunità da una domanda apparentemente sbagliata di dare una visione più
completa del ventaglio di possibilità che i social media offrono.

La stessa mappa può essere chiaramente personalizzata utilizzando Twitter come
social network – soprattutto con il crescente ingresso di player italiani nel
mercato dei promoted – o in generale a tutti i social media.

Cosa ne pensate? Voi come la usereste? Come la arricchireste?





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Scritto il 5 Settembre 2012Categorie Advertising, StrategyTag Advertising,
assets, facebook, map, positioning, sam, social media


LE PAROLE CHE NON HO LETTO. A MIA NONNA.

Capo de LaFra “Mi accompagni a Roma per una presentazione?”

LaFra “Sì certo quando?”

Capo de LaFra “Mercoledì alle 9, valuta tu se andare martedì sera o partire la
mattina stessa”

LaFra (pensa) “Chissà se riesco a trovare il tempo per andare a trovare la
Nonna… Ah no…. Non c’è”

Sono passati quasi tre mesi da quando mia Nonna se n’è andata ma qualche giorno
fa ho capito che non me ne sono ancora resa conto del tutto. Nemmeno oggi su
questo treno diretto per Roma.

Non appena arrivavo alla stazione Termini o all’aeroporto di Fiumicino la
chiamavo, il più delle volte non riuscivo ad andare a trovarla e quindi
chiamarla da Roma o da Milano cambiava poco ma a lei faceva piacere, sentiva di
non dover alzare troppo la voce al telefono perché eravamo a qualche decina di
chilometri di distanza. Quando vivevo a Londra temevo per le sue corde vocali,
con calma le dicevo “Nonna, guarda che ti sento benissimo”.

Chissà quanti aneddoti avrete anche voi sui vostri nonni, io ne ho inserito
qualcuno in una lettera che avevo scritto la sera prima del funerale quando mio
zio mi chiese se potevo leggere qualcosa durante la cerimonia in rappresentanza
della famiglia.

Non ce l’ho fatta.

O meglio l’ho letta, ma non in chiesa, in macchina con mio padre mentre andavamo
al cimitero “Sai papà alla fine ieri ho scritto qualcosa, ma non sono riuscita a
leggere” “Vuoi leggere ora qui, solo a me?”. E così è stato tra una lacrima e un
singhiozzo.

Quel giorno mi ha chiesto se con calma una volta a casa potevo trascrivere
quelle parole “al computer” così avrebbe potuto rileggerle. Eccole.

 

14 marzo 2012

Mi chiamo Francesca, sono una dei sei nipoti di Tilde, la più giovane anche se
lei avrebbe detto la più piccola.

Forse proprio perché sono la più piccola sono sempre stata molto coccolata dalla
famiglia e soprattutto da lei, o forse perché io e mia nonna ci somigliavamo
molto, o forse perché ho cercato spesso nella mia vita di somigliare a lei.

Mia nonna era una donna eccezionale.

È morta all’età di 88 anni mentre io raccontavo ai miei amici che ne avrà avuti
una settantina portati bene.

Quando andavo a trovarla, o quando ci parlavamo al telefono, mi diceva sempre
che ero una forza della natura, orgogliosa di quella nipote che aveva studiato e
aveva il “posto fisso” ma forse non si rendeva conto che la vera forza era lei,
che spesso quando la chiamavo lo facevo perché avevo bisogno di sentirmi dire
che se lo desideravo potevo ottenere tutto quello che volevo.

Mia nonna ne ha passate tante ma sempre a testa alta. Si confidata con me ma non
si è mai lamentata una volta della sua vita.

Sì, ogni tanto si lamentava del nonno Casadei che non la portava fuori o al mare
ma non l’ho mai vista lasciarsi andare giù. Ora potrà ricominciare a mugugnare e
mio nonno tornerà ad urlare “Tildee” ogni 10 minuti. Me lo immagino seduto a
capotavola dove si è sempre seduto il capofamiglia e lei che sgambetta e si
agita intorno ai fornelli per preparargli le fettuccine.

Ho sempre avuto l’impressione che mia nonna non avesse paura di niente e ancora
oggi non so se c’era qualcosa che la spaventava, forse la solitudine. Ora non è
più sola.

Settimana scorsa quando abbiamo parlato al telefono le ho raccontato che in
ufficio e a casa, anche se sono al quarto piano, salgo a piedi perché ho paura
dell’ascensore. Lei mi ha detto “Naaaa, tu sei più forte di così”, più forte
della mia paura.

Io ho tante paure e debolezze ma mi sento comunque una donna forte e lo devo
soprattutto a lei.

Ti voglio bene Nonna.





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Scritto il 5 Giugno 2012Categorie PersonalTag family, life, nonna, Personal6
commenti su Le parole che non ho letto. A mia nonna.


STORYTELLING AL PROFUMO DI CIOCCOLATO

Ieri mattina mi sono svegliata ad Alba e quando sono scesa in strada sono stata
accolta da un forte profumo di cioccolato. Me lo avevano raccontato ma viverlo
nelle mie narici è stata un'esperienza diversa: ho chiuso gli occhi e mi sono
sentita come uno dei bambini a spasso nella fabbrica di cioccolato di Willy
Wonka. 

Il biglietto dorato me lo ha dato l'Ente Turismo Alba Bra Langhe Roero
invitandomi come relatore al convegno "Web e territorio. Le opportunità della
rete per il turismo in Piemonte". 

Il mio intervento ha avuto come filo conduttore le tecniche di storytelling come
strumento di comunicazione dalle origini a oggi e le motivazioni che stanno
dietro al rinnovato bisogno di coinvolgere le persone con la narrazione
piuttosto che colpirle come target con un messaggio lungo 30 secondi a
ripetizione.

In particolare mi sono soffermata sulle opportunità per il turismo dove ritengo
ci sia ancora molta descrizione e poca narrazione e su come i diversi social
media stanno abbracciando la rinascita di questa disciplina vedi il Diario di
Facebook, le Storie di Twitter, l'evoluzione di Google + e i nuovi strumenti di
content curation come Storify.  

Dal Carosello a Facebook Diario: torniamo a raccontarci in rete



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Una bellissima esperienza in una regione da scoprire.

Devo ricordarmi di tornarci quando tostano le nocciole.

 


ALCUNI LINK DI APPROFONDIMENTO

 * Il programma dell'evento
 * Lo Storify dell'evento a cura di @inLanghe

 





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Scritto il 17 Aprile 201217 Aprile 2012Categorie Advertising, Communication,
Social Network, Strategy, Television, Tools, Travel, TrendsTag facebookdiario,
googleplus, storify, storytelling, timeline, tourism, Twitter2 commenti su
Storytelling al profumo di cioccolato


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